stione dei rifiuti ed era impegnato sul campo in Indonesia in alcuni progetti sui fiumi che scorrono nello stato asiatico . Alla base del suo percorso e delle sue intuizioni , vi è sempre stata la consapevolezza che circa l ’ 80 % della plastica che entra negli oceani proviene dai fiumi . La soluzione più veloce per ridurre i rifiuti di plastica sarebbe stata , quindi , quella di fermare la plastica nei bacini fluviali prima che si potesse avviare la dispersione incontrollata nei mari e negli oceani . Una visione che avrebbe avuto ulteriori conferme da un ’ altra illustre citazione di Coehlo : “ L ’ acqua di un fiume si adatta al cammino possibile , senza dimenticare il proprio obiettivo : il mare ”. All ’ interno di questo contesto e spinto da valide motivazioni scientifiche , Dalmonte ha iniziato a sviluppare le “ Blue Barriers ”, sistemi ingegneristici in grado di bloccare efficacemente i rifiuti dei fiumi . Nel 2017 è stato collaudato il primo prototipo nel fiume Lamone ( nei giorni in cui scriviamo nuovamente alla ribalta per le ripetute esondazioni ), mentre l ’ anno successivo è stato depositato il brevetto per invenzione industriale ed ha visto l ’ interessamento da parte di un altro ingegnere , Mauro Nardocci , che ha portato alla fondazione della startup “ Seads- Sea Defence Solutions ” ( Soluzioni per la Difesa del Mare ). dai rifiuti plastici , motivo per il quale sono attivi numerosi contatti con altri attori come , ad esempio , The Ocean Cleanup . Il problema , infatti , ha assunto una dimensione talmente critica e rischiosa che non è più risolvibile con approcci di competizione , ma è necessario creare un network collaborativo di portatori d ’ interesse . All ’ interno di questo network , le Blue Barriers di Seads si distinguono per un design costruttivo semplice , che comporta una generale facilità di realizzazione ed assemblaggio . Ogni sezione da 20 metri è composta da moduli galleggianti ed è realizzata in materiale riciclabile : un nucleo interno in cavi d ’ acciaio all ’ interno di una struttura galleggiante in polietilene . Le barriere si estendono fino a 90 cm al di sotto della superficie dell ’ acqua , poiché la plastica galleggia solitamente nei primi 50 cm . Mantengono sempre la loro posizione perpendicolare , massimizzando la capacità di raccolta . Sono concepite per non avere nessun impatto né sulla navigazione né sulla fauna fluviale . Circa 31.000 fiumi , per lo più di piccola dimensione e in prossimità di aree urbane , sono responsabili della maggior parte della plastica che entra negli oceani . Idealmente , le Blue Barriers saranno prodotte localmente , nella regione del fiume dove saranno installate , per ridurre al minimo l ’ impatto del trasporto , creando nel contempo posti di lavoro nelle comunità circostanti . Seads , inoltre , sta lavorando negli ultimi mesi su una versione ancora più semplice dal punto di vista produttivo , che dovrebbe aumentarne la scalabilità .
Le barriere catturano quasi il 100 % della plastica Posizionate strategicamente , le Blue Barriers possono intrappolare quasi il 100 % della plastica che fluisce verso di esse . Quando un fiume è sinuoso può bastare una sola barriera ( o
A sinistra : le barriere Seads per la cattura delle plastiche presenti nei fiumi
Sotto : le barriere installate sul fiume Sarno
Un compito complesso Intrappolare i detriti di plastica in acqua in movimento potrebbe sembrare un compito facile , ma è sorprendentemente complesso . I fiumi costituiscono ambienti sfidanti , e la plastica si comporta al loro interno in modo particolare . Seads non è l ’ unica azienda alla ricerca di soluzioni per liberare i fiumi
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