Perchè la crisi | Page 7

4 “Perché la crisi” con le armi: nella forma e nei modi che di seguito descriveremo, i signori dell‟Alta Finanza uccidono la gente, interi popoli, è vero, diversamente: ma, uccidono, comunque!... e sempre con tanta spietatezza!...). Una volta l'inflazione leggera e controllata era utilizzata per risolvere problemi non solo di liquidità: quando lo Stato aveva bisogno di danaro per effettuare investimenti in opere pubbliche (costruire un'autostrada, ad esempio) o voleva tramite il circuito finanziario sostenere l‟economia, stampava nuova moneta (5). Oggi in Italia ciò è impossibile, essendo la politica monetaria propria di autorità terza: con l'introduzione dell'Euro, è ora la Banca Centrale Europea che decide. Questo significa che gli Stati della Comunità Europea devono trovare “altrove” le risorse necessarie. E siccome le economie e le società dei singoli Stati non sono uniformemente sviluppate, significa che prevale “la legge del più forte”. Ovvero: i più ricchi fanno “da banca”, prestano, cioè, i soldi al tasso che loro stessi decidono (è un eufemismo scrivere “di mercato”); quindi, in seno alla CEE continuano ad essere mantenute “le distanze”, le diversità e disparità socio-economiche tra gli Stati-membri. E che i popoli europei non sono nemmeno politicamente amalgamati, è un dato evidente, lampante: basta considerare la loro politica estera! Così, non si discosta dal vero, forse, chi sospetta che l‟unificazione europea, com‟è stata fatta, sia andata a tutto vantaggio della Germania e della Francia: e si comprende il perché la Gran Bretagna abbia voluto mantenere certe “distanze”, autonomie monetarie, in particolare (6). Ed è ovvio che in un sistema economico interconnesso a livello mondiale, quale quello di oggi, una crisi in un dato paese si ripercuote in quella di un altro. Esempio: la crisi europea genera una contrazione della produzione sia in America che in asia, paesi che esportano i loro manufatti in Europa. Allora? 5 Stampare moneta oltre il fabbisogno, genera inflazione, è vero. L‟inflazione, tuttavia, non deve fare paura: quando essa è leggera, “controllata”, come si dice, è, anzi, un bene, il motore dell‟economia, oserei scrivere: perché lascia intravedere profitti e, quindi, spinge gli investimenti. Certo, quando essa è incontrollabile, crea danni. Ed ecco spiegato il perché all‟emissione di nuova moneta deve corrispondere un aumento direttamente proporzionale di ricchezza-reale. Se ad essa segue, invece, un mero incremento di ricchezza-finanziaria, si avrà nel lungo o lunghissimo periodo (dipende dalla quantità di ricchezza-fittizia accumulata, cioè sottratta al circuito produttivo reale) un inevitabile CRACK! Più dannoso dell‟inflazione incontrollabile. 6 Si approfitta per insinuare un dubbio salutare. È fuor di dubbio che l‟unificazione europea, così com‟è realizzata, apporti benefici alla grande industria dei vari paesi-membri. Ma, se si considera che la realtà produttiva italiana è formata per la maggior parte da piccole imprese, ogni calcolo è criticamente da rivedere... C‟è assai da diffidare, infatti, dei dati forniti dagli organismi istituzionali… - Del resto, in tutti gli Stati-membri ciascun cittadino ha vissuto l‟esperienza negativa del passaggio dalla moneta locale all‟Euro (raddoppio dei prezzi!)… Nino Marchese