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“Perché la crisi”
con le armi: nella forma e nei modi che di seguito descriveremo, i signori
dell‟Alta Finanza uccidono la gente, interi popoli, è vero, diversamente: ma,
uccidono, comunque!... e sempre con tanta spietatezza!...).
Una volta l'inflazione leggera e controllata era utilizzata per risolvere
problemi non solo di liquidità: quando lo Stato aveva bisogno di danaro per
effettuare investimenti in opere pubbliche (costruire un'autostrada, ad esempio)
o voleva tramite il circuito finanziario sostenere l‟economia, stampava nuova
moneta (5). Oggi in Italia ciò è impossibile, essendo la politica monetaria propria
di autorità terza: con l'introduzione dell'Euro, è ora la Banca Centrale Europea
che decide. Questo significa che gli Stati della Comunità Europea devono
trovare “altrove” le risorse necessarie. E siccome le economie e le società dei
singoli Stati non sono uniformemente sviluppate, significa che prevale “la legge
del più forte”. Ovvero: i più ricchi fanno “da banca”, prestano, cioè, i soldi al
tasso che loro stessi decidono (è un eufemismo scrivere “di mercato”); quindi, in
seno alla CEE continuano ad essere mantenute “le distanze”, le diversità e
disparità socio-economiche tra gli Stati-membri. E che i popoli europei non sono
nemmeno politicamente amalgamati, è un dato evidente, lampante: basta
considerare la loro politica estera! Così, non si discosta dal vero, forse, chi
sospetta che l‟unificazione europea, com‟è stata fatta, sia andata a tutto
vantaggio della Germania e della Francia: e si comprende il perché la Gran
Bretagna abbia voluto mantenere certe “distanze”, autonomie monetarie, in
particolare (6).
Ed è ovvio che in un sistema economico interconnesso a livello mondiale,
quale quello di oggi, una crisi in un dato paese si ripercuote in quella di un altro.
Esempio: la crisi europea genera una contrazione della produzione sia in
America che in asia, paesi che esportano i loro manufatti in Europa.
Allora?
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Stampare moneta oltre il fabbisogno, genera inflazione, è vero. L‟inflazione, tuttavia, non
deve fare paura: quando essa è leggera, “controllata”, come si dice, è, anzi, un bene, il motore
dell‟economia, oserei scrivere: perché lascia intravedere profitti e, quindi, spinge gli
investimenti. Certo, quando essa è incontrollabile, crea danni. Ed ecco spiegato il perché
all‟emissione di nuova moneta deve corrispondere un aumento direttamente proporzionale di
ricchezza-reale. Se ad essa segue, invece, un mero incremento di ricchezza-finanziaria, si
avrà nel lungo o lunghissimo periodo (dipende dalla quantità di ricchezza-fittizia
accumulata, cioè sottratta al circuito produttivo reale) un inevitabile CRACK! Più dannoso
dell‟inflazione incontrollabile.
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Si approfitta per insinuare un dubbio salutare. È fuor di dubbio che l‟unificazione europea,
così com‟è realizzata, apporti benefici alla grande industria dei vari paesi-membri. Ma, se si
considera che la realtà produttiva italiana è formata per la maggior parte da piccole imprese,
ogni calcolo è criticamente da rivedere... C‟è assai da diffidare, infatti, dei dati forniti dagli
organismi istituzionali… - Del resto, in tutti gli Stati-membri ciascun cittadino ha vissuto
l‟esperienza negativa del passaggio dalla moneta locale all‟Euro (raddoppio dei prezzi!)…
Nino Marchese