Perchè la crisi | Page 59

56 “Perché la crisi” incamerati dallo Stato; divieto di candidarsi contemporaneamente in più circoscrizioni: la circoscrizione d‟elezione non dovrebbe essere diversa da quella natia o da quella di residenza; previa sospensione dell‟attività, a seguito di presentazione di dimissioni irrevocabili in caso di sua elezione, un parlamentare potrebbe, nel corso del proprio mandato, candidarsi per far parte a qualsiasi titolo di altro organo od ente o istituto pubblici elettivi, locali, nazionali, sovranazionali: in caso di sua elezione, avrebbe l‟obbligo morale di accettare il nuovo incarico, comunque, dichiarato, in modo automatico e d‟autorità, decaduto dalla precedente carica, dalla quale per l‟occasione aveva momentaneamente interrotto l‟esercizio delle sue funzioni; quale prassi immorale e scorretta, non dovrebbe essere ammessa la cosiddetta “candidatura-civetta”: chiunque, candidato al Parlamento europeo, al Parlamento nazionale, al Consiglio regionale, provinciale e comunale, se eletto, dovrebbe avere l‟obbligo d‟accettare i nuovo lincarico, decadendo automaticamente da qualsiasi altra carica pubblica al momento ricoperta: l‟eventuale rifiuto dovrebbe comportare l‟immediata perdita per cinque anni dei diritti politici, ovvero la sanzione di non poter per dieci anni partecipare da soggetto-passivo ad elezioni pubbliche, sia politiche che amministrative ed europee; ciascun partito dovrebbe avere l‟obbligo di comporre le liste elettorali rispettando le spontanee proposte, nominative e dirette, degl‟iscritti alle rispettive sezioni locali (non liste formate dalle direzioni regionali o nazionali dei partiti), posizionando i candidati secondo il numero di voti ricevuti. I beni pubblici, oltre un certo valore o se stimati d‟interesse anche strategico, non dovrebbero essere alienati se non a seguito di apposito referendum (locale o nazionale). Poi: istituire il diritto all‟informazione: rimuovendo tutti gli ostacoli che limitano anche il diritto di cronaca, specie su personaggi di pubblico dominio, politici, in specie. Si dovrebbe avere il diritto di pubblicare le notizie, se sono vere. E non guasterebbe l‟abolizione degli artt. 278 e 290 del Codice Penale (residui di legislazione monarchica), il primo dei quali sanziona il vilipendio del Capo dello Stato. Chiunque può e deve liberamente esprimere le proprie idee, le proprie opinioni, le proprie valutazioni: anche sull‟attività, sugli atti non solo istituzionali del Presidente della Repubblica o di qualsiasi altra carica o qualsiasi altro istituto od organo statale, pubblico. La vera e duratura rivoluzione è quella culturale: alzando il livello culturale di ciascun individuo e, nel complesso, della massa, si rafforza la democrazia perché cresce la partecipazione alla vita pubblica; migliorano i rapporti interpersonali e la qualità del lavoro. Il sistema nel suo complesso ne beneficia, pure a livello economico. Ogni rivoluzione, viceversa, imposta, ad esempio, da militari o dalle cosiddette “avanguardie” (80), è sempre un‟incognita. Come la Storia insegna. E per concludere, torniamo, ora, al discorso principale, ovvero, all‟analisi macroeconomica che si ripresenta. 80 NOTA – Immaginate l‟avanguardia formata dagli ex-dirigenti del PCI di ieri, oggi al potere?...!!!... Dio ci ha liberati da simile flagello! Sia ringraziato! Nino Marchese