Perchè la crisi | Page 58

55 “Perché la crisi” istituire il referendum propositivo; tutte le famiglie, nell‟ottica di una politica economica keynesiana, dovrebbero disporre di un reddito-minimo: ben vengano, quindi, il cosiddetto “reddito di cittadinanza” anche per chi oggi percepisce la “pensione sociale”, e il cosiddetto “salario minimo”, pure per chi fa stage o apprendistato; prevedere e praticare un sistematico e più agile ricorso alla consultazione popolare, le cui decisioni devono essere “legge” non raggirabile o modificabile da altre norme similari o complementari (78); riformare i settori delle comunicazioni di massa e delle fonti d‟energia, rendendo obbligatorie, per chi opera in essi, anche in associazione o alleanza o partenariato, a livello nazionale, forme particolari di S.p.A. con capitale interamente versato e raccolto da apposita agenzia pubblica che garantisca il cosiddetto “azionariato diffuso e riconoscibile” (niente anonimati o società “fantasma” o “matrioske”); nei settori dichiarati d‟importanza strategica (esempio: energia (79), trasporti, ecc.), lo Stato dovrebbe dotarsi di proprie imprese e mantenere quelle che già possiede, creando dei meccanismi che impediscano ai partiti e al potere politicoamministrativo-economico ingerenze e intromissioni di sorta. Nazionalizzare la Banca d‟Italia. Pene severe e certe contro la corruzione e la concussione: idem per terzi prestanome o, comunque, favoreggiatori; i partiti e i movimenti politici nel momento stesso in cui vengono fondati diventano un “bene collettivo”: nessuno dovrebbe vantare diritti particolari su di essi; abolizione totale del finanziamento pubblico dei partiti politici e, in ogni caso, divieto a questi di effettuare investimenti: al loro scioglimento, tutti i loro beni dovrebbero essere 78 NOTA - La decisione referendaria non dovrebbe essere modificabile, nemmeno di fatto, se non da nuovo referendum. Sulla data materia sottoposta a referendum non dovrebbe essere ammesso alcun intervento di nessuna istituzione pubblica che, direttamente con atto giuridico o legislativo o amministrativo, modifichi o corregga o spieghi o limiti o rettifichi o raggiri la volontà popolare già espressa, o indirettamente con altro strumento agisca su temi similari o complementari, in ogni modo correlati. Il P.d.R. dovrebbe essere obbligato a sciogliere immediatamente il Parlamento o altro istituto od organo dello Stato o di enti locali che, nel disbrigo anche delle sue normali attività, dovesse porre in essere atti o proposte contrastanti o limitative della volontà popolare espressa tramite referendum. Il P.d.R. che non fa rispettare la volontà popolare espressa per referendum dovrebbe essere dichiarato traditore della Patria e decaduto con disonore, tutti i beni suoi e della sua famiglia confiscati, privato a vita di tutti i diritti civili e politici e di tutti i benefici conseguiti da attività parlamentare, compreso il trattamento pensionistico. Oltre alle pene che comminerà il Tribunale Speciale. Idem per il P.d.R. che non rispetta e non fa rispettare la Carta Costituzionale. 79 NOTA – Una famiglia o un‟impresa che a proprie spese si fa installare dei pannelli solari e deve vendere al “gestore” l‟energia prodotta, per poi consumare quella che questi a sua volta le rivende, vanifica ogni convenienza offerta dall‟impianto fotovoltaico stesso. Eppure!... Se tutti i tetti delle abitazioni fossero dotati d‟impianti fotovoltaici, l‟Italia non avrebbe bisogno di centrali nucleari o alimentate con prodotti fossili: la Nazione sarebbe autosufficiente e, anzi, potrebbe esportare energia. E tutte le macchine e i macchinari potrebbero funzionare ad energia elettrica e a un costo irrisorio, se non gratis. Comprese le automobili! Compresi i fornelli della cucina e i condizionatori d‟aria!... Eppure!... Nino Marchese