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“Perché la crisi”
istituire il referendum propositivo; tutte le famiglie, nell‟ottica di una politica
economica keynesiana, dovrebbero disporre di un reddito-minimo: ben vengano,
quindi, il cosiddetto “reddito di cittadinanza” anche per chi oggi percepisce la
“pensione sociale”, e il cosiddetto “salario minimo”, pure per chi fa stage o
apprendistato; prevedere e praticare un sistematico e più agile ricorso alla
consultazione popolare, le cui decisioni devono essere “legge” non raggirabile o
modificabile da altre norme similari o complementari (78); riformare i settori delle
comunicazioni di massa e delle fonti d‟energia, rendendo obbligatorie, per chi
opera in essi, anche in associazione o alleanza o partenariato, a livello
nazionale, forme particolari di S.p.A. con capitale interamente versato e raccolto
da apposita agenzia pubblica che garantisca il cosiddetto “azionariato diffuso e
riconoscibile” (niente anonimati o società “fantasma” o “matrioske”); nei settori
dichiarati d‟importanza strategica (esempio: energia (79), trasporti, ecc.), lo Stato
dovrebbe dotarsi di proprie imprese e mantenere quelle che già possiede,
creando dei meccanismi che impediscano ai partiti e al potere politicoamministrativo-economico ingerenze e intromissioni di sorta. Nazionalizzare la
Banca d‟Italia. Pene severe e certe contro la corruzione e la concussione: idem
per terzi prestanome o, comunque, favoreggiatori; i partiti e i movimenti politici
nel momento stesso in cui vengono fondati diventano un “bene collettivo”:
nessuno dovrebbe vantare diritti particolari su di essi; abolizione totale del
finanziamento pubblico dei partiti politici e, in ogni caso, divieto a questi di
effettuare investimenti: al loro scioglimento, tutti i loro beni dovrebbero essere
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NOTA - La decisione referendaria non dovrebbe essere modificabile, nemmeno di fatto, se
non da nuovo referendum. Sulla data materia sottoposta a referendum non dovrebbe essere
ammesso alcun intervento di nessuna istituzione pubblica che, direttamente con atto giuridico o
legislativo o amministrativo, modifichi o corregga o spieghi o limiti o rettifichi o raggiri la volontà
popolare già espressa, o indirettamente con altro strumento agisca su temi similari o
complementari, in ogni modo correlati.
Il P.d.R. dovrebbe essere obbligato a sciogliere immediatamente il Parlamento o altro istituto
od organo dello Stato o di enti locali che, nel disbrigo anche delle sue normali attività, dovesse
porre in essere atti o proposte contrastanti o limitative della volontà popolare espressa tramite
referendum.
Il P.d.R. che non fa rispettare la volontà popolare espressa per referendum dovrebbe essere
dichiarato traditore della Patria e decaduto con disonore, tutti i beni suoi e della sua famiglia
confiscati, privato a vita di tutti i diritti civili e politici e di tutti i benefici conseguiti da attività
parlamentare, compreso il trattamento pensionistico. Oltre alle pene che comminerà il Tribunale
Speciale. Idem per il P.d.R. che non rispetta e non fa rispettare la Carta Costituzionale.
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NOTA – Una famiglia o un‟impresa che a proprie spese si fa installare dei pannelli solari e
deve vendere al “gestore” l‟energia prodotta, per poi consumare quella che questi a sua volta le
rivende, vanifica ogni convenienza offerta dall‟impianto fotovoltaico stesso.
Eppure!...
Se tutti i tetti delle abitazioni fossero dotati d‟impianti fotovoltaici, l‟Italia non avrebbe bisogno
di centrali nucleari o alimentate con prodotti fossili: la Nazione sarebbe autosufficiente e, anzi,
potrebbe esportare energia. E tutte le macchine e i macchinari potrebbero funzionare ad
energia elettrica e a un costo irrisorio, se non gratis. Comprese le automobili! Compresi i
fornelli della cucina e i condizionatori d‟aria!...
Eppure!...
Nino Marchese