Perchè la crisi | Page 57

54 “Perché la crisi” immaginare cosa sarebbe successo se quel grande e onorato PCI, nelle mani di costoro, avesse preso da solo il potere!... credo che lo stesso Berlinguer, pur ideatore del cosiddetto “compromesso storico” (a ragione, a mio modesto avviso, tanto vituperato), si sarebbe rivoltato nella tomba; il “compromesso”, da lui auspicato e pensato in maniera nobile, pare che l‟abbiano stipulato, a loro modo, tanti suoi ex-“compagni”! E altra ironia della sorte: se ieri questi excompagni, dirigenti dell‟apprezzato e stimato PCI, sognavano e progettavano la “rivoluzione” (?) contro il regime borghese, oggi è quel popolo, in nome del quale pretendevano di agire, che, affamato e stremato, sente l‟esigenza di rivoltarsi contro di loro, ora divenuti suoi amministratori e, insieme ad amici e amici di amici, suoi sfruttatori. I tempi volgono al termine e c‟è poco da sperare! Nessuno pensa più, oramai, che i nostri politici si ravvedano in tempo. Anzi! sembra che costoro gridino a gran voce alla gente: “ribellatevi!”; pare che chiedano con insistenza e a squarciagola: “… sparateci!... Prendete le armi!... Fate la rivoluzione!”. È questo il vero problema, il problema primario dell‟Italia. Una banda di politicanti, supportata da un‟agguerrita cricca, ha preso il potere. Il popolo vuole detronizzarla e cacciarla, almeno, per sopravvivere. E ciò farà. Già spera di riuscirci “con le buone”. Dopo, deve impedire che l‟esperienza si ripeta. Voglio immaginare e continuare a proporre, allora. Oltre a quanto consigliato nello Studio di qualche anno addietro e in queste nuove paginette. Rafforzare le istituzioni statali e locali e impedire la de