Perchè la crisi | Page 47

44 “Perché la crisi” abrogata dal referendum prevedeva dei finanziamenti pubblici, tour-court, ai partiti; la legge che, in barba alla Costituzione, l‟ha sostituita stabiliva dei “contributi” dello Stato…!!!... – ci si astiene dal commentare, specie in considerazione che l‟ammontare di questi ultimi è risultato, addirittura, maggiore del primo); con „molto estro‟ si crea, pertanto, un doppio canale di riscossione di denaro… uno pubblico (è, comunque, ricchezza pubblica, in quanto dovuta allo Stato, la percentuale della tassa sul proprio reddito che il cittadino può decidere di destinare ai partiti)!... e uno privato (libere donazioni). E si bilanciano e regolano i flussi in maniera da assicurare ai partiti, minimo, le medesime entrate di oggi e guardandosi bene dal porre dei limiti significativi al numero di partiti finanziabili dal medesimo soggetto, anche indirettamente, tramite i giornali di settore o le fondazioni o terzi (55)!... Sic!!!... - (56) – I partiti, comunque, possono continuare ad amministrare la massa di ricchezza in loro possesso come normali soggetti giuridici!... Se così, non ha ragione Grillo quando paragona il Parlamento ad un vespasiano?... di certo, i partiti prendono e amministrano come delle S.p.A. un fiume di danaro, lo investono in settori ove legiferano in sede parlamentare (altro che conflitti d‟interesse!) o lo trafugano all‟estero (al pari degli evasori!... – in Parlamento, peraltro, non prolifera il lavoro nero?... rammento i „partaborse‟, segretari e collaboratori dei parlamentari il cui lavoro non è dichiarato affatto o non totalmente…)!… - (57) Recentemente, leggendo il blog di Grillo, mi ha colpito un trafiletto che riporta un pensiero di Enrico Berlinguer. Voglio riportarlo per intero: “Politica si faceva nel ‟45, nel ‟48 e ancora negli anni cinquanta e sin verso la fine degli anni sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee e, certo, anche d‟interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c‟era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c‟era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti e 55 NOTA - Tale imposizione, a parere di chi scrive, sarebbe necessaria per evitare od ostacolare o ridurre l‟azione delet eria delle lobby. 56 NOTA – In Appendice, i due interessanti articoli di Roberto Perotti (http://www.lavoce.info/il-finanziamento-pubblico-ai-partiti-non-e-stato-abolito/) e di Dario Di Maria (http://www.leggioggi.it/2013/12/18/il-finanziamento-pubblico-ai-partiti-il-reddito-comemisura-della-partecipazione-politica/). Considerando l‟esperienza fatta, chissà quante e quali altre leggi e “leggine”, a “correzione” della neonata, saranno nel tempo emanate a riguardo!... Alla fine, si scoprirà, lo Stato si ritroverà a pagare ancora di più di prima: com‟è già avvenuto dopo il referendum che ha… abrogato la legge sul finanziamento pubblico dei partiti!... 57 NOTA – Perché non si ha il coraggio di dichiarare che per ogni 50.000,00 euro di tasse evase il cittadino-colpevole non potrebbe per 5 anni fare parte dell‟elettorato attivo e passivo e per lo stesso periodo non potrebbe nemmeno accedere a cariche pubbliche o dirigere e amministrare società statali o parastatali o essere titolare di una concessione pubblica? Per gli evasori recidivi ed oltre un determinato ammontare, la pena, estesa a vita. E se si tratta d‟imprese, a essere condannati, gli amministratori e i direttori dei servizi finanziari, se esistenti. Nino Marchese