Perchè la crisi | Page 42

39 “Perché la crisi” stessa di moneta disponibile per creare una sua “immagine”, reale o fittizia, libera o imposta non avrebbe importanza. La domanda, condizionata, se non creata. Sarebbe, perciò, la moneta a determinare e classificare un dato bene in “necessario e indispensabile” per un individuo o, addirittura, per un‟intera collettività (ciò è tipico della cosiddetta era del consumismo). E non sempre la quantità di moneta disponibile deriverebbe dall‟accumulo di profitti conseguenti alla produzione e vendita di beni reali: oggigiorno essa scaturirebbe, spesso, da pure speculazioni finanziarie! In tal modo, il concetto di produzione tenderebbe sempre più ad essere svilito; e l‟indice con il quale si misura la capacità di un popolo di creare ricchezza, per logica, risulterebbe falsato: e ancor di più, via via abbandonato il concetto di lavoro, quale misura principe del valore dei beni e servizi prodotti. Di conseguenza, i dati sulla ricchezza di una nazione, dal potenziale produttivo anche enorme, oltre a risultare non veritieri, potrebbero, anzi, essere appositamente manipolati proprio per permettere operazioni puramente finanziarie che nulla avrebbero a che fare con la produzione di beni e servizi cosiddetti reali. Non è una mera astrazione. Se una volta le riserve auree, cioè, la capacità di uno Stato di convertire la propria moneta in oro, servivano ad assicurare valore ad una moneta e, quindi, affidabilità e stabilità finanziaria alla reale economia, oggi - parrebbe un‟assurdità è fW&