39
“Perché la crisi”
stessa di moneta disponibile per creare una sua “immagine”, reale o fittizia,
libera o imposta non avrebbe importanza. La domanda, condizionata, se non
creata. Sarebbe, perciò, la moneta a determinare e classificare un dato bene in
“necessario e indispensabile” per un individuo o, addirittura, per un‟intera
collettività (ciò è tipico della cosiddetta era del consumismo). E non sempre la
quantità di moneta disponibile deriverebbe dall‟accumulo di profitti conseguenti
alla produzione e vendita di beni reali: oggigiorno essa scaturirebbe, spesso, da
pure speculazioni finanziarie! In tal modo, il concetto di produzione tenderebbe
sempre più ad essere svilito; e l‟indice con il quale si misura la capacità di un
popolo di creare ricchezza, per logica, risulterebbe falsato: e ancor di più, via
via abbandonato il concetto di lavoro, quale misura principe del valore dei beni e
servizi prodotti. Di conseguenza, i dati sulla ricchezza di una nazione, dal
potenziale produttivo anche enorme, oltre a risultare non veritieri, potrebbero,
anzi, essere appositamente manipolati proprio per permettere operazioni
puramente finanziarie che nulla avrebbero a che fare con la produzione di beni e
servizi cosiddetti reali.
Non è una mera astrazione.
Se una volta le riserve auree, cioè, la capacità di uno Stato di convertire la
propria moneta in oro, servivano ad assicurare valore ad una moneta e, quindi,
affidabilità e stabilità finanziaria alla reale economia, oggi - parrebbe
un‟assurdità è fW&