Perchè la crisi | Page 38

35 “Perché la crisi” I pazienti lettori che hanno avuto la forza di leggere per intero l‟articolo, ci perdoneranno se, a loro avviso, abbiamo scritto qualcosa d‟inesatto o di sbagliato o di lacunoso. °°°°° ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- P. S. – Vengono ora in mente delle “PROVOCAZIONI”. Se esse hanno dei significati, il bravo e clemente lettore si diverta pure a trovarli.  Se sono veri i dati approssimativi stimati da organi del Governo, secondo cui il fatturato annuo della criminalità organizzata (Cosa Nostra, „Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Stidda, ecc.) s‟aggira intorno ai centosettanta miliardi di euro all‟anno, c‟è da presumere che questa negli ultimi dieci anni di attività abbia accumulato ricchezza sufficiente a coprire l‟intero debito dello Stato, ivi comprese le spese correnti, i fabbisogni della Pubblica Amministrazione (47). Perché non applicare a questa problematica, ci si chiede ora, le medesime logiche che hanno portato al varo delle leggi sui collaboratori di giustizia, cosiddetti pentiti e sul cosiddetto”scudo fiscale” (rientro in Patria dei capitali esportati o tenuti illegalmente all‟estero)? Ci si spiega: le varie organizzazioni criminali, tutte, s‟accollerebbero per intero i debiti dello Stato, versando in unica soluzione il relativo intero importo, e realizzerebbero, con la restante cifra e con parte degli utili delle nuove attività economiche, opere pubbliche prestabilite, promettendo che da quell‟istante e per il futuro rispetterebbero le leggi e vivrebbero in armonia con la società civile; lo Stato, dal canto suo, userebbe clemenza e perdono per tutte le malefatte, mettendo una pietra tombale sulle azioni criminose passate, e lascerebbe ad esse intatto un quinto (pure un quarto potrebbe essere un buon compromesso) della sopra stimata somma, 47 - I dati forniti dal Ministero Del Tesoro: 1.897.179 milioni di euro per l‟anno 2011. – In Appendice, i dati. SI NOTI COME IL TESORO ABILBEMTE E FURBESCAMENTE OCCULTI I DATI RELATIVI AI “DERIVATI”, sofisticate trappole finanziarie, un misto di “roulette” del gioco d‟azzardo e di cappio al collo dello strozzino. Pericoloso e immorale per un ente pubblico (lo Stato, poi, il massimo, supremo ente pubblico!) che li sottoscrive, al pari di un privato che, disperato, si rivolge, appunto, ad uno strozzino. Ad ogni modo, siccome si tratta di ricchezza pubblica “regalata” dallo Stato alle banche, sarebbe interessante conoscere le relative cifre e quali sono gli istituti finanziari beneficiari e attraverso le mani di chi tanti soldi sono stati sperperati (eventuali consulenti o intermediatori). Nino Marchese