Perchè la crisi | Page 39

36 “Perché la crisi” anche se proveniente da loschi affari, con il vincolo di non partecipare per due generazioni alla vita politica, non creare società con oltre 500 addetti, non effettuare investimenti in settori giudicati strategici (comunicazioni, energia, armamenti, finanza), non esportare i capitali e non fondare o comprare imprese all‟estero. - (48)  La provocazione crediamo che non sia fine a se stessa, dovendo servire, speriamo, a fare riflettere la gente comune. Dubitiamo che possa rendere più responsabili coloro che gestiscono le leve del potere (e costoro sono proprio quelli che detengono grandi ricchezze, guarda caso – poveri che dalla politica “passano” a i grandi affari; banchieri e industriali che “si prestano” alla politica…) – come desidereremmo che si svestissero per una volta dell‟arroganza che li ricopre! Avanziamo, pertanto, un‟altra provocazione. Approvare una legge costituzionale, possibilmente a livello europeo, che obblighi i governi o il governo, in caso di necessità, a imporre nuove tasse e contributi, oltre una soglia minima, cominciando sempre e comunque dai soggetti coi redditi più alti: e quando questi redditi si saranno abbassati al livello inferiore, prelevare ricchezza anche da questa fascia di contribuenti; solo dopo che sarà stato toccato il livello pari a tre volte il reddito di un operaio o impiegato medio, cominciare a ridurre la spesa pubblica in servizi sociali ed estendere il prelievo a tutta la popolazione. Ci si rende conto che ciò verrà giudicato, a seconda di chi legge, o una follia o un‟utopia. Sebbene sia a tutti chiaro che un prelievo generalizzato del 10%, ad esempio, provoca una grave sofferenza in un reddito basso e non fa nemmeno il solletico ad un reddito molto alto: anzi, aumenta la differenza degli stili di vita tra i due soggetti, le due categorie, scriviamolo pure, le due classi! °°°°°° Roma: dicembre 2011/aprile 2012. 48 - È solo una provocazione, la nostra. L‟azione, infatti, non servirebbe a nulla, perdurando lo status quo! Per tanti motivi. Primo. Come dimostrato nelle pagine precedenti, ci sarebbero altri soggetti, non meno pericolosi, pronti a succhiare, in mancanza delle misure proposte, la nuova ricchezza immessa nel circuito economico-finanziario. Secondo. C‟è da dubitare che alla criminalità organizzata lo “scambio” convenga: chissà quante grosse e note aziende sono sorte, sono cresciute e si sono ingigantite con i suoi danari! Terzo. Il Grande Capitale, ovvero l‟Alta Finanza, come l‟abbiamo chiamata, non lo permetterebbe: uno Stato non indebitato è uno Stato relativamente più libero e, dunque, pericoloso: al pari di un onesto onorevole o senatore, suo malgrado, in mezzo a tanti colleghi corrotti e delinquenti! - (Si chiede venia se l‟esempio per qualcuno è, forse, inopportuno e provocatorio: ma, considerando la situazione generale che si vive e “l‟aria che si respira”, a parere di chi scrive, serve bene a rendere l‟idea che si vuole comunicare). Nino Marchese