Perchè la crisi | Page 28

25 “Perché la crisi” 2. Si dovrebbe studiare e realizzare una lungimirante politica delle nascite, in maniera tale che la struttura della popolazione non risulti “invecchiata”. Per le persone anziane, particolare attenzione sanitaria: nell‟interesse comune, oltre che del singolo, infatti, la loro autonomia sgrava la collettività e permette una qualità di vita migliore. 3. Si dovrebbe incentivare l‟imprenditoria e la ricerca scientifica: tra l‟altro, lo Stato si dovrebbe fare garante dei rischi di attività imprenditoriali di giovani o di idee giudicate innovative e di certa sperimentazione; pubblici investimenti, nell‟istruzione pubblica e nella ricerca scientifica e nell‟innovazione tecnologica; 4. defiscalizzazione (e non interventi diretti) degli utili reinvestiti nel territorio nazionale in attività produttive che fanno largo uso di manodopera specializzata o di nuova tecnologia; idem nell‟arte, con particolare riguardo alle produzioni di film e di opere teatrali, alle donazioni ai musei o per il restauro di monumenti e opere antiche, migliorando la legislazione esistente; 5. si dovrebbe proibire ogni forma di sfruttamento del lavoro, approvando una normativa più approfondita e meglio organizzata che rafforzi lo Statuto Dei Lavoratori, vera conquista democratica; in maniera efficace, si dovrebbe proibire e impedire il lavoro sottopagato o non del tutto retribuito, abolendo pure la nota “riforma Biagi” e tutte le “liberalizzazioni” che l‟hanno seguita, abolendo gli ordini professionali, “corporazioni”, veri e propri residui medioevali, quale, per citarne uno, l‟Ordine Dei Giornalisti, limitando lo stage e regolamentando minuziosamente l‟apprendistato, in particolare. Stage e apprendistato gratuiti da escludere, comunque, nella Pubblica Amministrazione (38) e in lavori d‟ufficio o a non alta specializzazione anche presso privati. 38 Nella Pubblica Amministrazione i dipendenti, a parità di livello, di qualifica, e non di carico di lavoro e non di rischio, hanno un trattamento economico diverso: uffici, ad esempio, della Presidenza del Consiglio, della Camera dei Deputati, del Senato, per citare i più noti, e tanti altri, godono di regalie che moltiplicano a dismisura il loro reddito mensile e annuale: tra le stesse forze di polizia, sia gli agenti che svolgono servizio “sulla strada”, come si dice, e sia gli agenti che sono “imboscati” in uffici amministrativi, svolgendo il medesimo lavoro degl‟impiegati civili, prendono un‟eguale indennità di rischio. Altro esempio: ogni anno gli alti dirigenti della P.A. percepiscono dei compensi straordinari legati al raggiungimento di determinati obiettivi. Ma, sapete chi, in fin dei conti, fissa tali obiettivi?... loro stessi!... La Proposta di legge, di cui in Appendice e alla quale s‟indirizza l‟attenzione, vorrebbe togliere queste e altre disparità di trattamento economico, eliminando ogni forma di privilegio e d‟ingiustizia. Non volendo fare la morale a nessuno, infatti, ci si chiede: come fa, ad esempio, un Parlamento, un Capo dello Stato, il Governo di una Repubblica, rispettivamente, a legiferare, a parlare, a promuovere la lotta all‟evasione fiscale e il rispetto delle norme sul lavoro, se all‟interno delle loro strutture o, per esprimersi pure in termini più generali, all‟interno delle stesse istituzioni statali, pubbliche e semipubbliche, è permessa sia l‟evasione fiscale che il cosiddetto “lavoro nero”? come si fa a parlare di equità e di giustizia, se di fatto si favoriscono le disuguaglianze e i privilegi?... Nino Marchese