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“Perché la crisi”
2.
Si dovrebbe studiare e realizzare una lungimirante politica delle nascite, in
maniera tale che la struttura della popolazione non risulti “invecchiata”.
Per le persone anziane, particolare attenzione sanitaria: nell‟interesse
comune, oltre che del singolo, infatti, la loro autonomia sgrava la
collettività e permette una qualità di vita migliore.
3.
Si dovrebbe incentivare l‟imprenditoria e la ricerca scientifica: tra l‟altro, lo
Stato si dovrebbe fare garante dei rischi di attività imprenditoriali di giovani
o di idee giudicate innovative e di certa sperimentazione; pubblici
investimenti, nell‟istruzione pubblica e nella ricerca scientifica e
nell‟innovazione tecnologica;
4.
defiscalizzazione (e non interventi diretti) degli utili reinvestiti nel territorio
nazionale in attività produttive che fanno largo uso di manodopera
specializzata o di nuova tecnologia; idem nell‟arte, con particolare
riguardo alle produzioni di film e di opere teatrali, alle donazioni ai musei o
per il restauro di monumenti e opere antiche, migliorando la legislazione
esistente;
5.
si dovrebbe proibire ogni forma di sfruttamento del lavoro, approvando
una normativa più approfondita e meglio organizzata che rafforzi lo Statuto
Dei Lavoratori, vera conquista democratica; in maniera efficace, si
dovrebbe proibire e impedire il lavoro sottopagato o non del tutto
retribuito, abolendo pure la nota “riforma Biagi” e tutte le “liberalizzazioni”
che l‟hanno seguita, abolendo gli ordini professionali, “corporazioni”, veri e
propri residui medioevali, quale, per citarne uno, l‟Ordine Dei Giornalisti,
limitando lo stage e regolamentando minuziosamente l‟apprendistato, in
particolare. Stage e apprendistato gratuiti da escludere, comunque, nella
Pubblica Amministrazione (38) e in lavori d‟ufficio o a non alta
specializzazione anche presso privati.
38
Nella Pubblica Amministrazione i dipendenti, a parità di livello, di qualifica, e non di carico
di lavoro e non di rischio, hanno un trattamento economico diverso: uffici, ad esempio, della
Presidenza del Consiglio, della Camera dei Deputati, del Senato, per citare i più noti, e tanti
altri, godono di regalie che moltiplicano a dismisura il loro reddito mensile e annuale: tra le
stesse forze di polizia, sia gli agenti che svolgono servizio “sulla strada”, come si dice, e sia gli
agenti che sono “imboscati” in uffici amministrativi, svolgendo il medesimo lavoro degl‟impiegati
civili, prendono un‟eguale indennità di rischio. Altro esempio: ogni anno gli alti dirigenti della
P.A. percepiscono dei compensi straordinari legati al raggiungimento di determinati obiettivi.
Ma, sapete chi, in fin dei conti, fissa tali obiettivi?... loro stessi!...
La Proposta di legge, di cui in Appendice e alla quale s‟indirizza l‟attenzione, vorrebbe
togliere queste e altre disparità di trattamento economico, eliminando ogni forma di privilegio e
d‟ingiustizia. Non volendo fare la morale a nessuno, infatti, ci si chiede: come fa, ad esempio,
un Parlamento, un Capo dello Stato, il Governo di una Repubblica, rispettivamente, a
legiferare, a parlare, a promuovere la lotta all‟evasione fiscale e il rispetto delle norme sul
lavoro, se all‟interno delle loro strutture o, per esprimersi pure in termini più generali, all‟interno
delle stesse istituzioni statali, pubbliche e semipubbliche, è permessa sia l‟evasione fiscale che
il cosiddetto “lavoro nero”? come si fa a parlare di equità e di giustizia, se di fatto si favoriscono
le disuguaglianze e i privilegi?...
Nino Marchese