Perchè la crisi | Page 19

16 “Perché la crisi” a costituire una fonte di ricchezza da sfruttare, serve efficacemente a controllare e a piegare la massa lavoratrice delle nazioni ricche. Una puntualizzazione, ancora. Le manovre finanziarie imposte alla collettività, nella quasi totalità ai più deboli, ipocritamente tradendo perfino lo spirito cristiano, servono solo a rastrellare ricchezza per “adeguarsi” alla descritta situazione. Ma, se le cose stanno così, non servirà a nulla l‟aumento dell‟età pensionabile, la riduzione della spesa pubblica e misure simili. Ci sarà sempre “bisogno” di “ridurre qualcosa”, infatti. È, a livello individuale, l'identica trappola in cui si trova la persona incappata negli strozzini! Scrivendo diversamente, non ci si accorge che certe misure sono palliative: ammesso che gl‟investimenti arrivino, è facile supporre che altrettanto facilmente essi vadano via!... – … per non farli ripartire si dovrebbe ulteriormente abbassare il tenore di vita sociale: ovvero, concedere al Gran Capitale sempre maggiori margini di profitto!... – E attenzione! qui non si tratta di costringere o di mettere in condizione “qualcuno a restare” o di “appropriarsi di qualcosa”: il nostro è, viceversa, un mero calcolo socio-economico. Sintetizziamo. Permettendo al capitale nazionale e internazionale di spostarsi liberamente e a piacimento, si avrà un vistoso abbassamento del tenore di vita dei paesi industrializzati e un lieve innalzamento di quello dei paesi in via di sviluppo. I capitali vanno dove si guadagna di più, dove lo sfruttamento è più facile e produce maggiori utili. Così, le nazioni ricche sono costrette ad indebitarsi sempre di più, se vogliono mantenere l‟alto tenore di vita: però, siccome a questo c‟è un limite (e ogni collettività ne ha uno tutto suo), ecco che si è costretti, si tende, comunque, ad abbassare questo benessere dei paesi opulenti al livello di pura sussistenza proprio di quelli semisviluppati ora concorrenti; però, la percentuale di benessere “sottratta” ai paesi “ricchi” solo in minima parte risulterà “trasferita” ai paesi “poveri”, il cui tenore di vita risulterà leggermente migliorato rispetto a quello di prima. Senza, beninteso, arrivare ad un‟equa ripartizione o a una maggiore frammentazione o diffusione della ricchezza: anzi, aumenta, di norma, la concentrazione di questa in un numero ristretto di famiglie e, di conseguenza, la sperequazione a livello sociale! sia nazionale che mondiale. Quanto scritto comporta un