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“Perché la crisi”
a costituire una fonte di ricchezza da sfruttare, serve efficacemente a controllare
e a piegare la massa lavoratrice delle nazioni ricche.
Una puntualizzazione, ancora. Le manovre finanziarie imposte alla
collettività, nella quasi totalità ai più deboli, ipocritamente tradendo perfino lo
spirito cristiano, servono solo a rastrellare ricchezza per “adeguarsi” alla
descritta situazione. Ma, se le cose stanno così, non servirà a nulla l‟aumento
dell‟età pensionabile, la riduzione della spesa pubblica e misure simili. Ci sarà
sempre “bisogno” di “ridurre qualcosa”, infatti. È, a livello individuale, l'identica
trappola in cui si trova la persona incappata negli strozzini!
Scrivendo diversamente, non ci si accorge che certe misure sono
palliative: ammesso che gl‟investimenti arrivino, è facile supporre che altrettanto
facilmente essi vadano via!... – … per non farli ripartire si dovrebbe ulteriormente
abbassare il tenore di vita sociale: ovvero, concedere al Gran Capitale sempre
maggiori margini di profitto!... – E attenzione! qui non si tratta di costringere o di
mettere in condizione “qualcuno a restare” o di “appropriarsi di qualcosa”: il
nostro è, viceversa, un mero calcolo socio-economico.
Sintetizziamo. Permettendo al capitale nazionale e internazionale di
spostarsi liberamente e a piacimento, si avrà un vistoso abbassamento del
tenore di vita dei paesi industrializzati e un lieve innalzamento di quello dei paesi
in via di sviluppo.
I capitali vanno dove si guadagna di più, dove lo sfruttamento è più facile e
produce maggiori utili. Così, le nazioni ricche sono costrette ad indebitarsi
sempre di più, se vogliono mantenere l‟alto tenore di vita: però, siccome a
questo c‟è un limite (e ogni collettività ne ha uno tutto suo), ecco che si è
costretti, si tende, comunque, ad abbassare questo benessere dei paesi opulenti
al livello di pura sussistenza proprio di quelli semisviluppati ora concorrenti;
però, la percentuale di benessere “sottratta” ai paesi “ricchi” solo in minima parte
risulterà “trasferita” ai paesi “poveri”, il cui tenore di vita risulterà leggermente
migliorato rispetto a quello di prima. Senza, beninteso, arrivare ad un‟equa
ripartizione o a una maggiore frammentazione o diffusione della ricchezza: anzi,
aumenta, di norma, la concentrazione di questa in un numero ristretto di famiglie
e, di conseguenza, la sperequazione a livello sociale! sia nazionale che
mondiale.
Quanto scritto comporta un