Perchè la crisi | Page 11

8 “Perché la crisi” IL SISTEMA FINANZIARIO E per avere un quadro completo, o quasi. Contemporaneamente, si permette alle banche commerciali di svolgere pure le funzioni proprie delle banche d‟affari, di operare anche direttamente nei settori industriale e terziario, assicurativo, principalmente, di possedere azioni di qualsiasi società e di agire a livello cosiddetto “globale”, ovverossia, mondiale, progettando e distribuendo “prodotti finanziari” nuovi che nulla hanno di diverso dalle “scommesse d‟azzardo”. E in tal guisa, può succedere e succede l‟assurdo, perfino! la Banca Centrale del paese “A” emette moneta e la cede ad un piccolo tasso d‟interesse ad una sua banca privata commerciale: e questa banca privata, agendo sul mercato globale, trova più conveniente offrire tale moneta ad industrie del proprio paese “A” operanti all‟estero (nel paese “B”) o straniere (proprie di “B”, ad esempio) o, addirittura, effettuare direttamente investimenti nel paese “B” (e per tutte queste operazioni i mezzi perfettamente legali esistono!)!... perciò, senza alcun beneficio economico per il paese “A”. Altra ricchezza che “vola via”, anzi! Solo la banca privata trarrebbe un profitto esclusivamente finanziario, peraltro destinato quasi sempre a manovre speculative o ad ulteriori investimenti in paesi terzi. Già delineato per grandi linee il perverso circuito attraverso il quale lo Stato genera il proprio annichilimento, l‟impoverimento della generalità della popolazione a beneficio di poche famiglie. Non finisce qui, però. Assurdo nell‟assurdo, poi! Gli enti statali e locali o territoriali di “A” investono somme pubbliche in prodotti finanziari cosiddetti “derivati” e simili, emessi da banche-multinazionali spesso straniere. E siccome è più facile vincere al Totocalcio o al Superenalotto, anziché guadagnare con questi prodotti finanziari, quasi tutta vera merce “truffaldina legalizzata”, ecco che altra ricchezza nazionale “vola via”! E se in “B” i capitali godono non solo di privilegi fiscali, ma di piena libertà di “movimento”, “a piacimento di chi li possiede o li amministra”, può riuscire facile, a questo punto, immaginare come a livello internazionale si crei un flusso finanziario svincolato dal “mondo produttivo” (13), ovvero che non riflette più i valori di beni e servizi reali da scambiare, magari capace di spostarsi con facilità da un punto all'altro della terra. E se si considera che questi ingenti flussi finanziari sono governati (più che amministrati) da una manciata di istituti 13 Provo a spiegarmi: la moneta viene considerata una merce e, giudicando “la facilità di lavorarla” e di trarne utili, s‟investe principalmente - o, a dire il vero, si scommette - su di essa stessa, organizzando “il gioco” in maniera tale che, comunque vada, le banche ne traggano profitto. Nino Marchese