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37. Tra un modulo e l’altro ci dovrebbero essere 8 m, sufficienti per evitare l’autosussistenza, principio per il quale tanto più le popolazioni sono povere, che gli ancoraggi e i cavi intralcino il passaggio, e non così grandi da quanto più le persone sono abituate a arrangiarsi e a sussistere unicamente consentire l’uso degli spazi per la defecazione. sui propri mezzi. Ciò è particolarmente visibile nelle aree rurali, nelle quali la 38. I moduli devono essere pensati per un minimo di 3.5 m3 a persona nei maggior parte delle famiglie ha costruito la propria abitazione12. climi temperati, nei quali si cucina all’esterno, e di 4.5-5.5 m3 a persona nei Tutto questo non esclude però che gli aiuti esterni siano talvolta vitali: climi freddi, in cui si cucina all’interno. ammesso e non concesso che sia ancora valida la proporzione 80-20 tra 39. Moduli piccoli, con pochi occupanti, sono preferibili a moduli grandi. posti letto auto prodotti e forniti esternamente, questa è valutata 40. La ventilazione naturale deve essere assicurata, soprattutto per i moduli esclusivamente per i disastri ambientali, ma non è riferibile a tutta la restante con involucri leggeri. parte di quella serie di fenomeni che comportano l’esodo dei rifugiati. È facile 41. I servizi igienici devono essere dimensionati in modo tale che ci sia pensare infatti che chi varca i confini nazionali o si allontana a sufficiente almeno un bagno ogni 20 persone10. distanza dal luogo di origine,non abbia più i mezzi per prodursi da solo 3.7 un’abitazione, mancando dell’utensileria minima e trovando materiali da Il Modulo d’Emergenza come Prodotto di Design costruzione diversi da quelli usuali. La definizione di prodotto, mutuata dal design industriale, richiama la fase Definire un modulo abitativo di emergenza come un prodotto-servizio fornito progettuale iniziale di un’idea iniziale, nella quale sono già presenti il contesto da terzi può essere in apparente contrasto con le linee guida precedentemente ambientale, sociale e culturale, nonché le caratteristiche tecniche ed descritte: tale documento sottolinea infatti come nella maggioranza dei casi economiche del prodotto stesso, anche se in modo implicito. In questo senso il bisogno di abitare è sopperito in modo autonomo dalla popolazione dei il prodotto cerca di sopperire ai bisogni razionali, strumentali e affettivi sopravvissuti, e come solo il 20% dei sopravvissuti trovi riparo nei moduli di dell’utenza, ponendo l’accento sulle caratteristiche e le funzioni alle quali gli emergenza. In ordine per dimensione, importanza e efficacia degli aiuti forniti utenti attribuiscono più valore, sulla diversificazione rispetto alla concorrenza, ai sopravvissuti, i primi fornitori sono i sopravvissuti stessi, seguiti dalle e verificandone l’allineamento rispetto alle strategie aziendali. In quest’ottica autorità locali già presenti al momento del disastro, e solo in ultimo le il fulcro dell’innovazione è proprio il soggetto produttore, che opera sulla 11 organizzazioni esterne . base del proprio background tecnologico. Questo a motivo di tre ragioni principale: la prima è il fattore tempo, che Le motivazioni precedentemente descritte e in particolare le ultime sopracitate rende difficile la mobilitazione della macchina degli aiuti; la seconda è la pongono alcuni problemi nell’applicazione della definizione di prodotto scala del disastro, tanto più è grande, quanto più cresce il bisogno di aiuto, nell’ambito dell’abitare temporaneo e d’emergenza, poiché il produttore non tanto più lontani saranno i punti di partenza dei soccorritori; la terza è può avere la forza che ha nei mercato ordinario, e si trova a confrontarsi con un campo di innovazione non technology-driven quanto basato sulla 10  Wisner B., Adams J. (2002) 11  Office Disaster Co-ordinator, 1982 12  Office Disaster Co - ordinator, 1982; Campaioli A., 2009 59