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prefabbricazione finita 1.14 Habitat ‘67 | Moshe Safdie | 1967 Molto affina al movimento metabolista, Safdie ne studiò i principi e li applicò nella sua tesi di laurea, progetto per una urbanizzazione su larga scala in calcestrutto precompresso. Proprio quel progetto venne selezionato per rappresentare il Canada (Safdie, di origine israeliane, si laureò alla McGill University) per l’Expo di Montreal del ‘67, quando l’architetto aveva soli ventiquattro anni. Costruito su un’isola fluviale artificiale, il progetto è costituito22 di volumi in cemento prefabbricato modulari, giustapposti in modo molto articolato ed eterogeneo, in modo tale da garantire a tutti uno spazio privato aperto (terrazza o tetto verde) e il maggio numero di viste possibile. Se, come detto, da un lato accolse le istanze metaboliste, dall’altro questo progetto denuncia il rifiuto della megastruttura, della città plug-in, risolvendo il volume della fabbrica come un incastro dei singoli volumi in cui tutti sono necessari. Questo è evidente dalla serie di modelli in scala che realizzò prima di giungere a quello realizzato effettivamente. A livello tecnologico il modulo si dimostra efficace ancora oggi, ma il posizionamento difficoltoso delle unità interamente assemblate fece sì che per la realizzazione dell’intero complesso furono necessari diversi anni, difficolà comune a molti progetti con un alto grado di complessità23. 22  È una delle poche costruzioni sopravvissuta all’esposizione, tutt’ora abitata come complesso residenziale e la ndmark simbolico di Montreal. 23  www.msafdie.com; Bergdoll B. 2008. 1.30 Sezione illustrativa della composizione modulare. 1.31 Immagine contemporanea del complesso. 26