pensato che fosse arrivato il momento di riprenderli e riproporli non solo qui da noi ma anche in tutta Italia e oltre i confini. Gli organi pistoiesi sono il simbolo di valori da rivisitare e apprezzare. A me è capitato di essere stato il primo a scoprire questo valore aggiunto di Pistoia e quindi ho sempre ritenuto come una specie di missione il fatto di proporli all’attenzione non solo degli ignari cittadini ma anche del mondo intero.
Cosa significa per Lei dedicare e aver dedicato la sua vita alla musica d’organo e alla salvaguardia e diffusione di questo strumento musicale?
Io ho insegnato per tanti anni, fino alla pensione, al Conservatorio di Pesaro e poi a quello di Bologna. Per me è quindi essenziale, anche per due motivi: prima di tutto per l’uso liturgico dell’organo perché secondo me – ma anche secondo il Concilio Vaticano II e la chiesa latina – l’ organo a canne è il mezzo più adatto per elevare le menti dei fedeli alle cose celesti, quindi è lo strumento per eccellenza della liturgia cattolica romana. Però poi ha anche un valore civile poiché sono state scritte molte composizioni per organo le quali sono nate per la liturgia, che però allo stesso tempo sono anche una testimonianza di civiltà e di cultura. Per questo la mia politica, se così si può dire, è quella di fare attività e – allo stesso tempo – far convergere su Pistoia quanta più gente possibile per diffondere questa testimonianza in modo capillare. Del resto Pistoia presenta alcuni vantaggi unici: avendo un centro storico circoscritto, se si cammina pochi minuti è possibile raggiungere facilmente tutti gli organi sparsi nelle diverse chiese. Organi che sono a completa disposizione degli studenti, fattore questo da non sottovalutare perché molto spesso gli strumenti non sono a disposizione, contrariamente appunto a Pistoia dove invece lo sono (anche se sotto il mio controllo). Per questi motivi gli organisti ospiti sono felicissimi perché qua possono studiare quanto a lungo vogliono e questa è una comodità enorme per gli studenti.
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