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Ugo La Malfa e il mondo del lavoro di Domenico Proietti Oggi, il Sindacato e il mondo del lavoro sono costretti a convivere con il dramma della disoccupazione, soprattutto giovanile e meridionale, con il problema del precariato anche nei settori pubblici, con le frequenti dismissioni e crisi aziendali, con un fenomeno di sfruttamento della manodopera, anche qualificata e formata, in settori che si auto definiscono avanzati, come quelli dell’economia digitale. Sono soprattutto questi gli aspetti sui quali la riflessione e l’innovazione della propria strategia rivendicativa e della propria presenza organizzativa, da parte di un sindacato laico e riformista come la UIL, debbono fare passi in avanti ancora più importanti. Cuore del pensiero lamalfiano è stata la politica dei redditi, intesa come necessaria regolazione del rapporto tra profitti e salari, tra redditi da lavoro e redditi da capitale. Tutto ciò non doveva tradursi in un ribaltamento, un sovvertimento radicale del sistema, ma doveva consentire di migliorare la condizione dei lavoratori e di liberare le risorse pubbliche e private, che fossero indispensabili a programmare ulteriore sviluppo. Era necessario un piano di nuovi investimenti per colmare le aree ancora troppo vaste di disoccupazione e per creare i servizi sociali e le infrastrutture essenziali a migliorare il benessere di tutti i cittadini. In sostanza, la politica dei redditi, secondo la sua visione, intendeva conciliare occupazione e riforme, realizzare la programmazione, intesa come elemento continuo di correzione equilibrata e sviluppo. L’idea della politica dei redditi di Ugo La Malfa è di grande attualità ed è utile, in questa fase storica, con la partecipazione delle forze sociali, a promuovere la rinascita economica e sociale dell’Italia. La politica dei redditi, oggi, in e in Europa, deve fondarsi riforma fiscale, con un taglio tasse ai lavoratori dipendenti pensionati e con una svolta lotta all’evasione fiscale. Italia sulla delle e ai nella In Europa si deve procedere all’armonizzazione di tutti i sistemi fiscali coniugando, in termini nuovi, i temi dell’equità e della giustizia, propri del pensiero lamalfiano. Come già affermato in precedenza, La Malfa è stato un europeista e la scelta verso l’europeismo è, innanzitutto, scelta di cultura, di libertà, di civiltà, di ancoraggio al mondo occidentale e alle democrazie più avanzate, prima ancora che essere scelta dettata da ragioni legate alla sua competenza economica e alla sua vocazione sociale. L’Europa è per l’Italia e per il suo mondo del lavoro un approdo necessario. Ma l’apertura all’Europa, già nella concezione iniziale di La Malfa, oltre che essere grande opportunità positiva, ha costituito un motivo di impegno coerente, costante e di grande responsabilizzazione per le parti sociali e per il sistema politico e di Governo. In questa visione risiede l’attualità di La Malfa, che è utile per definire ed affrontare i problemi conseguenti alla globalizzazione dell’economia avvenuta negli ultimi vent’anni. L’Europeismo lamalfiano ci suggerisce una valida soluzione ai problemi che investono il mondo tutto e l’Europa, ci aiuta a comprendere quanto sia illusorio tutelare i diritti umani, sociali e politici, mediante un’azione limitata all’interno dei singoli Stati. Oggi più che mai è necessaria una vera e propria global governance. Pertanto, occorre democratizzare tutte le istituzioni internazionali. In questo contesto, il Sindacato può svolgere un ruolo importante. Negli ultimi anni, grazie a un’iniziativa unitaria di CGIL, CISL e UIL, abbiamo affermato, in Europa, l’importanza di costruire un forte Sindacato confederale europeo. Si deve continuare a perseguire questo progetto, vincendo le resistenze che ancora permangono in altri importanti sindacati europei. È importante recuperare e riproporre oggi l’idea di Patria risorgimentale che può accompagnare l’articolarsi più saldo e definito del principio di una giustizia senza confini su cui ha cominciato ad esercitarsi anche la filosofia politica, da contrapporre alle spinte nazionaliste avanzate dai sovranisti. L’idea di Patria è figlia della sinistra democratica ed è compatibile con l’idea di patria futura che deve essere l’Europa. Pagina ! 17