Cristina pantellaro
A Ozzano Taro si trova una cascina immersa in un spazio
verde ondulato e incastonata in un ritaglio di cielo.
Questa cascina, un tempo dimora di una famiglia di mez-
zadri, oggi è un museo, intitolato a colui che l’ha inventa-
museo, non-museo ed anche installazione.
Bosco delle cose, della vita, delle idee e della fantasia;
museo dell’ovvio e del quotidiano; museo della dignità;
dell’esistenza; della memoria; museo che raccoglie
“oggetti dall’estremo ieri all’estremo domani”, ma forse
connotati originali.
L’inventore di questo spazio si chiama Ettore Guatelli.
che è diventato” ad Attilio Bertolucci che lo ha erudito
aprendogli lo sguardo ad orizzonti e conoscenza.
Gli dona un “passaporto” per viaggiare nel mondo.
Il Museo Guatelli accoglie circa 60.000 oggetti del “quoti-
diano” collezionati dagli anni ‘70 a poco prima della
morte, avvenuta nel 2000.
Guatelli trascorre molto tempo tra rottamai, raccoglitori,
museo tessendo e intrecciando relazioni con circa 70
fornitori che gli fanno proposte e accolgono le sue
richieste sollecitati, di frequente, alla ricerca di oggetti di
scarso valore che altrimenti rischiano di andare perduti e
che il maestro Ettore vuole preservare dall’oblio.
I principali fornitori arrivano dall’Appennino e dalla
bassa cremonese e parmense e raccolgono gli oggetti
da case contadine e da luoghi di produzione, anche in
Piemonte e in Liguria.
Sono le lacerazioni delle cose che interessano a Guatelli,
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gono sugli oggetti ad opera dell’uomo che li usa, e del
tempo che li logora. Gli oggetti parlano e raccontano
storie di vita, esperienze, abitudini.
Le “sue cose preferite”, per citare la musica di John Coltra-
ne, sono quelle usurate, rattoppate, riusate. Sono
degli oggetti che cosificano condizioni sociali, professio-
ni, desideri, sogni, ambizioni, strategie, immaginazione,
creatività e ingegno.
Porta a casa delle “robe brutte”, dichiara in un’intervista
breve, come tutte quelle che si possono trovare navigan-
do sul web. Gli stessi parenti che un tempo vivevano in
quella cascina non comprendono questa sua ossessione
poco vengono espulsi dalla stessa casa che li ospitava
che si riempie di oggetti d’ogni genere. E solo quando
arriveranno i primi riconoscimenti i parenti cominceran-
no a comprendere la visione di Guatelli.
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