My first Publication Sottosopra numero 3 | Page 9

Per una politica industriale pubblica Per il diritto alla salute Per il rispetto dell’ambiente I delegati USB di ArcelorMittal e delle aziende dell’indotto hanno lanciato un appello af- finché l’Italia torni ad avere una vera politica industriale pubblica. L’appello sarà al centro dell’assemblea operaia di giovedì 28 novem- bre a Taranto, alla vigilia dello sciopero gen- erale nazionale proclamato per il caso ex Ilva da USB per venerdì 29 novembre, con manifestazione nazionale nella città pugliese. Pubblichiamo qui l’appello integrale dell’Un- ione Sindacale di Base. – – – La storia dell’ex-ILVA di Taranto racconta della progressiva distruzione del patrimonio indus- triale e produttivo del paese dopo aver avve- lenato per decenni la popolazione di un’intera città. Mentre continuiamo a contare i morti ed i danni ambientali irreparabili che sono stati arrecati in questi anni al territorio, ci accorgia- mo di essere un paese privo di strumenti reali per affrontare una crisi che è allo stesso tem- po economica, occupazionale e che avvelena l’ambiente e nega la salute dei cittadini. ILVA testimonia in maniera eclatante il fallimento dei privati, nonché il loro totale disinteresse a coniugare lavoro, sicurezza e salute pub- blica. Solo un massiccio intervento pubblico su Taranto può programmare la chiusura delle fonti inquinanti e costruire un’alternati- va occupazionale sia per l’ex ILVA che per le aziende dell’indotto che garantisca il lavoro, il salario e il reddito e liberi finalmente Taranto dai veleni restituendo il diritto alla salute ed a una vita dignitosa. Mettere nelle mani di inter- essi privati la soluzione delle crisi delle grandi aziende o di interi settori economici strateg- ici non ha mai portato vantaggi reali né per i lavoratori né per l’economia nazionale. Privatizzare la gran parte dell’economia pub- blica ha finito per lasciare la politica alla mercé dei grandi gruppi economici che hanno potuto imporre i prezzi e le condizioni dei loro interventi. Rinunciare ad una politica industriale ha sig- nificato perdere il controllo delle leve fonda- mentali. I governi dovrebbero garantire l’in- dirizzo delle scelte economiche senza per questo immischiarsi nella gestione concreta delle aziende, ma quale indirizzo siamo stati capaci di assicurare per l’ex ILVA di Taranto? E di quali strumenti disponeva la politica per garantire che non andasse a finire così? La verità è che un paese privo di strutture, risorse e competenze autenticamente pub- bliche finisce per dover sottostare ai ricatti di chi dispone di tecnologie, mercati e risorse finanziarie. L’unica arma che rimane in mano ai governi è la giustizia, che però non dispone dei mezzi per far fronte a crisi sociali e am- bientali. Le soluzioni che partiti, sindacati e organiz- zazioni datoriali propongono di fronte alle grandi crisi industriali finiscono per ricalcare sempre lo stesso cliché: o il compromesso a ribasso con le imprese o il sostegno eco- nomico statale con commissariamento in preparazione di una nuova cessione al migli- or (sic!)acquirente. E in entrambe le ipotesi c’è sempre e comunque il taglio del personale. Possibile che questo paese abbia rinunciato per sempre ad una sua politica industriale? Possibile che discutere di industria di Stato costituisca un tabù come se la storia dell’in- dustria privata di questo paese non fosse in gran parte fatta di assistenzialismo, spreco di risorse, corruzione e disastri ambientali? Siamo stanchi di dover assistere a centinaia di crisi aziendali con conseguente chiusura di fabbriche o spostamento all’estero degli impianti (magari anche in questo caso con i contributi pubblici) senza poter immaginare un futuro diverso. Vorremmo invece che si in- vertisse la rotta e che si ricostruissero Istituti ed Agenzie pubbliche in grado di coniugare ricerca ed industria dentro un disegno pubbli- co in cui salute, sviluppo e lavoro non fossero vissuti come alternativi. Non sarebbe peraltro una novità. Nel mondo i paesi che hanno i maggiori tassi di crescita economica sono sostenuti da una forte in- dustria pubblica e l’Italia è tra le nazioni dove lo smantellamento delle aziende di Stato e le privatizzazioni sono andate più avanti. Come lavoratori e delegati sindacali voglia- mo sfuggire alla condanna dei ricatti: am- mortizzatori sociali, prepensionamenti, es- uberi e ridimensionamento degli impianti. Vogliamo unire le forze per un progetto di ri- nascita del nostro paese dove l’industria non sia sinonimo di danno per l’ambiente e dove il lavoro riacquisti piena dignità. Nel mondo in- tellettuale, tra le associazioni di cittadini e nei movimenti ambientalisti siamo convinti che ci siano tante forze che possono sostenere 9