1) Alunni con background migratorio
Gli alunni con background migratorio molto spesso necessitano di interventi ad hoc relativi
all'apprendimento della lingua italiana per sviluppare in prima istanza la lingua della
comunicazione interpersonale e la lingua dello studio 1 finalizzata all'uso del linguaggio specifico
delle discipline. Spetta al team dei docenti/Consiglio di classe confrontarsi sulle strategie didattiche
da adottare per facilitare l’apprendimento dei contenuti minimi e dei linguaggi settoriali e sulle
modalità di valutazione. Il DPR 394/99 2 attribuisce di fatto al Collegio docenti il delicato compito di
provvedere:
• al necessario adattamento dei programmi d’insegnamento;
• all’individuazione di specifici interventi individualizzati o per gruppi di alunni-studenti.
Ciononostante, lo strumento individuato dalle scuole per l'attuazione di specifici interventi
individualizzati è il PDP, o Piano Didattico Personalizzato 3 . Si tratta di una pratica maggiormente
diffusa nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado, di cui occorre definire l'ambito di
applicazione anche alla luce delle indicazioni ministeriali al riguardo. Gli alunni-studenti con
cittadinanza non italiana necessitano innanzitutto di interventi didattici relativi all'apprendimento
della lingua, che la scuola può attivare a livello organizzativo su indicazione del Collegio dei
docenti anche utilizzando le risorse sul territorio 4 ed eventualmente tramite la formalizzazione di un
Piano Didattico Personalizzato. In assenza di certificazione clinica, la normativa conferisce la
competenza e la responsabilità pedagogica ai Consigli di classe o ai team docenti per osservare e
rilevare difficoltà nell'ambito dell'apprendimento (distinguendo tra ordinarie difficoltà e gravi
difficoltà); in caso di gravi difficoltà, il team dei docenti/Consiglio di classe può concordare
l’adozione di particolari strategie didattiche che comportano la compilazione e l'adozione di un
PDP.
1 Per sviluppare in maniera soddisfacente la lingua della comunicazione interpersonale, un alunno non italofono impiega
circa due o tre anni, per sviluppare invece quella dello studio e quella finalizzata all’apprendimento disciplinare sono
necessari tra i cinque e i sette anni. Si tratta di tempi di cui ovviamente anche i processi valutativi devono tenere conto,
per evitare che l’alunno si trovi di fronte a grandi difficoltà a causa di un gap linguistico di cui non è in alcun modo
responsabile (da Vademecum per l'integrazione realizzato a cura dei Servizi pedagogici del Dipartimento istruzione e
Formazione della Provincia di Bolzano).
2 L'art.45 del DPR 349/99 costituisce un punto di riferimento per l'iscrizione e l'inserimento degli alunni stranieri e per
l'organizzazione degli interventi di integrazione. Il comma 4 determina la competenza del Collegio dei docenti in
riferimento ad adattamento dei programmi, interventi individualizzati e predisposizione di corsi intensivi di lingua italiana
sulla base di specifici progetti.
3 Per approfondimenti si veda la sezione PDP: Piano Didattico Personalizzato.
4 A questo riguardo, si ricorda che i Centri linguistici attivano corsi di lingua per alunni e studenti stranieri e ne
comunicano l'attivazione alle scuole.
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