LUCE estratti LUCE 324 _ Calafiore _ Cristian Zucaro | Page 5
Bestie di scena, Piccolo Teatro, Milano
che univa 3.000 anni di storia dell’uomo in
quel teatro, una sensazione viva ancor oggi.
In che modo hai lavorato con Emma Dante
in relazione alla regia, alla scenografia, e non
ultimo rispetto all’architettura teatrale e al
millenario scenario archeo-naturale del teatro
greco? Puoi svelarci alcuni cardini di quest’
ultima messa in scena?
Emma mi ha lasciato molto libero, come al
solito, di interpretare la sua regia con la mia
luce. Ovviamente, iniziando lo spettacolo sul
finir del giorno in un teatro unico come questo
mi sono abbandonato alla contemplazione
del luogo, della luce naturale, i tramonti,
i crepuscoli; ho cercato di accordarmi alla
natura degli eventi, cercare una luce che
affiancasse quella naturale senza quasi esser
vista, e allo stesso tempo accompagnasse
i momenti specifici della tragedia, cercando
un equilibrio anche in relazione al fatto che
ogni giorno è un nuovo giorno, la primavera
avanza, l’estate si avvicina, la luce cambia.
L’idea di partenza è stata quella di creare
una sorta di differita della luce naturale,
un artificio che prolungasse di un poco
i momenti del giorno, del tramonto
e del crepuscolo arrivando infine al buio.
Cosa impone sotto il punto di vista del
progetto illuminotecnico lavorare in uno
scenario in cui tutto (o quasi) è a vista?
Lo spazio scenico del teatro greco di Siracusa
immagino imponga un approccio fortemente
site specific! Una affascinante e irripetibile
sfida creativa!
Questo aspetto ha rafforzato la mia scelta nel
cercare di tralasciare ancor di più facili artifici,
lavorare in armonia con lo spazio utilizzando
pochissimi corpi illuminanti ma specifici.
Quali sono i primi passi e i processi che compi
quando un regista ti offre una collaborazione,
quali gli input/output su cui si sviluppa
collaborazione con il regista, lo scenografo,
gli attori?
Possono essere diversi gli approcci a un nuovo
lavoro, tendenzialmente parto dal testo per
entrare e trovare nel mio immaginario il senso
del lavoro, poi un confronto a tavolino con
l’analisi delle suggestioni condivise dal gruppo
creativo, le linee guida del progetto.
Generalmente nelle prove poi mi abbandono
a un sentire, alla percezione di ciò che
mi arriva abbandonando la logica e anche
la vista talvolta, cercando una sorta
di musica; cosi mi arrivano le immagini,
che chiaramente vanno tradotte in relazione
a scena, costumi e suono.
La Luce dei tuoi spettacoli è spesso
fortemente contrastata, e al contempo chiara,
spesso unidirezionale… Attraverso quali
processi creativi e tecnici hai messo a fuoco
il tuo linguaggio, il tuo segno visivo?
Non so se posso spiegare questo.
È un processo sempre in corso e cerco
di non fermarmi troppo su trovate e cose
che so che mi riescono, cerco di spiazzarmi
creandomi degli ostacoli se in apparenza
non ne trovo. Il mio segno visivo io non
lo riconosco perché cerco di evolverlo,
MAGIC LANTERN / LUCE 324
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