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Nei primi decenni del Novecento anche
l’avanguardia Futurista italiana ha influenzato
il Teatro: “Sintetico polisensoriale simultaneo
poliscenico aereopittorico aereopoetico
cinematografico olfattivo tattile rumorista”,
così Marinetti nel 1933, in Architettura e
meccanismo del teatro totale, anticipa il concetto
di contaminazione a cui oggi assistiamo.
Penso che una delle componenti che rende
il teatro moderno importante in senso sociale
sia il suo essere avanguardia nello sviluppo
dei linguaggi della comunicazione. Tra i Futuristi,
oltre alle tue citazioni, penso a Balla, il primo
sperimentatore della luce dinamica in chiave
artistica. Le avanguardie dell’arte hanno sempre
influenzato l’espressione teatrale, utilizzando
lo spazio scenico per sviluppare e sperimentare
nuovi linguaggi di comunicazione.
A distanza di un secolo, la chiave di volta
è la tecnologia, che, nell’ambito della luce
e in particolare nella sua applicazione nello
spettacolo, è avanzatissima. Qual è lo stato
dell’arte del comparto illuminotecnico
al Teatro alla Scala di Milano?
La tecnologia utilizzata in un teatro come
la Scala deve essere costantemente aggiornata.
In passato, si costruiva un parco luci che poteva
soddisfare le esigenze sceniche per un decennio;
oggi c’è la necessità di aggiornare anno dopo
anno gli impianti e le tecniche di illuminazione.
Un ruolo di avanguardia si costruisce anche
passando attraverso upgrade costanti.
Avere a disposizione i mezzi più avanzati può
consentire l’origine di quei nuovi valori estetici
di cui parli. Non c’è nessun automatismo però;
la creatività e l’espressione artistica non
dipendono mai solo dai mezzi a disposizione.
Un parco luci ideale! La Scala offre il set-up per
consentire ai light designer di progettare e
realizzare le visioni immaginate con i registi con
massima flessibilità e ampiezza di soluzioni!
Il lighting designer teatrale è spesso dotato
di una “doppia anima”. Mi piace usare questo
termine perché evoca sia qualcosa di intimo
e profondo che avvicina all’espressione dell’arte
e talvolta la realizza compiutamente, sia quel
sapere fatto di esperienza e conoscenze tecniche.
Credo che il Teatro alla Scala debba consentire ai
light designer la più ampia possibilità espressiva
attraverso una dotazione tecnica aggiornata.
I professionisti, per conto loro, dovranno avere
le competenze necessarie alla gestione degli
impianti attuali, in cambio di una maggiore
potenzialità creativa.
Un altro fattore fondamentale sono i tempi
di prova in palcoscenico, che sono sempre più
compressi a causa dell’aumento della
programmazione e delle aperture di sipario.
Come si riesce a far fronte a questa criticità?
L’aumento di produttività si traduce in una
maggiore capacità nel rispettare tempistiche
ridotte garantendo ugualmente il risultato
atteso. Il light designer deve preparare il proprio
progetto con grande attenzione, curandone
anche i minimi dettagli.
Lo spazio per la sperimentazione si è ridotto
molto, l’utilizzo dei programmi di simulazione
virtuale con i modelli 3D può essere di grande
aiuto per accorciare i tempi della
programmazione degli effetti di luci.
Lavori spesso all’estero; qual è la tua esperienza
e quali sono le differenze nello svolgere
la tua professione in Italia o in un altro Paese?
Le tecnologie in Europa si equivalgono in
tutti i maggiori teatri. Il Teatro alla Scala
di Milano, l’Opéra di Parigi o il Covent Garden
di Londra hanno sistemi di lavoro e dotazioni
molto simili. Ad esempio, in un’ottica
di scambio di co-produzioni tra teatri,
oggi molto diffusa, si cerca di uniformare
anche le consolle di controllo delle luci
per facilitare l’importazione di uno spettacolo
da un teatro a un altro.
Differente è la situazione negli Stati Uniti,
dove c’è una cultura della luce molto diversa
da quella europea e dove, sorprendentemente,
si utilizzano di più i proiettori convenzionali.
Nei teatri americani quindi non si utilizzano
i moving light?
Sono meno utilizzati rispetto all’Europa.
Quindi cambiano il linguaggio e il risultato?
No, assolutamente. Direi che la capacità
del light designer, in questo caso, deve essere
quella di saper tradurre, attraverso un
adattamento dell’impianto, le caratteristiche
dello spettacolo senza perderne il contenuto
visivo e le finalità originali.
Un luogo complesso come il palcoscenico di un
teatro d’Opera come coniuga le esigenze di
allestimento delle diverse tipologie di spettacoli
– Lirica, Balletti, Concerti – unitamente alle
esigenze di programma del cartellone?
Il palcoscenico del Teatro alla Scala è una
macchina molto complessa poiché la produzione
di spettacoli all’interno di una stagione
è estremamente intensa e diversificata. Per poter
far fronte alla programmazione, disponiamo
di un impianto luci permanente, quindi corpi
illuminanti che rimangono montati stabilmente.
Non ci sono i tempi per installare nuovi impianti
tra una produzione e l’altra; quindi un impianto
di base, integrato da installazioni specifiche
per ogni singola produzione, rappresenta una
soluzione ben gestibile. Il parco luci della Scala
contiene tutte le tipologie dei proiettori, sia di
vecchia generazione – come fresnel, sagomatori
e piano convessi con sorgenti alogene a
incandescenza o a bassa tensione –, sia moving
light di tipologie diverse, con sorgenti a scarica,
a LED in tricromia, quadricromia, penta cromia
o con chip LED fino a 7 colori, diffusori
per fondali e cambiacolori. La programmazione
e la registrazione degli effetti di luci avviene
attraverso 2 consolle e 6 operatori che si
alternano coprendo l’intera giornata lavorativa.
Quartett. Gran Teatre del Liceu, Barcelona. Regia di / directed by Alex Ollè (La Fura dels Baus),
scene di / scenes by Alfons Flores, luci di / lights by Marco Filibeck
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LUCE 323 / LANTERNA MAGICA