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incredibilmente coerente dagli inizi del nostro coinvolgimento fino all’effettiva realizzazione. L’eccezionale concept espositivo di Sichau & Walter Architects BDA si libera dall’involucro dell’edificio e presenta la collezione in un ambiente antracite che tende a sparire. Attraverso questo spazio praticamente disintegrato si snoda una passerella che supera i vari livelli e mette in connessione tra loro le varie teche, come un proverbiale fil rouge. Come fossero cubi vetrati luminosi, le teche sono disposte in fila lungo il percorso. Per questo progetto abbiamo dovuto affrontare varie sfide – ad esempio, l’edificio stesso era in stato rovinoso, un vecchio palazzo bisognoso di rinnovamento. Lo spazio fu però semplicemente dipinto in tonalità scure, lasciando il resto così com’era. Mantenere questo spazio invisibile non è stato facile, come evitare i riflessi delle sorgenti luminose sulle teche e il riverbero delle superfici vetrate su soffitto e pareti. Tutte le fonti luminose sono state quindi accuratamente schermate, soprattutto quando posizionate al di fuori delle teche. Come già accennato, il desiderio di “cancellare” l’involucro è stato centrale in questo progetto. Riuscire o meno in questo compito dipende in gran parte dall’interazione tra colori delle superfici, indici di riflessione, livelli di dimmeraggio ed esclusione della luce diurna. In fin dei conti, l’unico criterio davvero difficile da prevedere è quello dell’adattamento dell’occhio umano a uno specifico ambiente spaziale. Siamo lieti quando il dialogo e le discussioni con gli architetti portano sinergie positive per l’esito di un progetto. Il principale contributo dell’illuminazione allo spazio è quello di rivelare i materiali e i colori usati e, soprattutto, gli oggetti esposti. E questo è qualcosa di cui siamo molto soddisfatti. La luce è percepita unicamente tramite le superfici, mentre la struttura rimane visivamente nascosta. Alcuni progetti, come il LWL Museum o il Städelsches Kunstintitut, interagiscono direttamente con la città. Di chi è questa idea, degli architetti o vostra? Questi due progetti piuttosto ambiziosi portano un’interazione tra pubblico e spazio culturale. Profondamente radicato nel centro di Munster tramite “un’architettura dei cortili”, il LWL Museum offre ottime condizioni per agire come luogo di incontro culturale inserito nel contesto urbano. Questa interconnessione tra il museo e il quartiere emerge fin dalle finestre alte 6 metri. Senza concentrarsi troppo sulle prospettive – siano esse interne o esterne – l’apertura e la chiarezza sono elementi cardine dell’edificio. Il concept per l’illuminazione si è prefissato di sottolineare queste qualità. Per il Städel Museum la storia è differente. Data la mancanza di spazio per una nuova costruzione, lo studio Schneider+Schumacher ha costruito uno spazio sotterraneo e offerto alla città un piacevole spazio verde. Gli architetti hanno progettato un’ampia galleria sotterranea, priva di colonne, illuminata da lucernari integrati nella struttura della copertura dal diametro compreso tra 1,5 e 2,7 metri. Mentre queste aperture garantiscono l’illuminazione naturale dello spazio espositivo, di notte si trasformano in isole luminose immerse nel prato del giardino soprastante. Oggi gli abitanti e i turisti di Francoforte fruiscono piacevolmente del parco e del suo straordinario design paesaggistico. Andreas Schulz, lei ha detto “Siamo pienamente impegnati nel rispetto delle intenzioni dell’architettura e degli architetti […] Non vogliamo in nessun modo imporre la nostra firma”. È un obiettivo non facile da raggiungere, come ci riuscite? Non è un obiettivo così difficile da raggiungere, in realtà. La maggior parte dei nostri progetti richiede una pianificazione strategica e specifiche molto precise in termini di illuminazione. Dato che seguiamo i progetti dai primissimi step di sviluppo del concept fino alla loro realizzazione, possiamo influenzare il progetto anche in quei momenti in cui le buone idee sono messe a dura prova da questioni di costi e comodità. I musei ne sono un ottimo esempio, poiché come lighting designer possiamo influenzarne l’atmosfera luminosa e la conseguente qualità spaziale. Prima di tutto, cerchiamo di guadagnarci la fiducia dei nostri clienti fin dai primi momenti. Fianco a fianco con i nostri partner progettuali formiamo una squadra molto forte. In tutti gli edifici governativi tedeschi la trasparenza sembra essere molto importante, e la vostra illuminazione non fa che sottolinearlo. Come vi approcciate a questi progetti? Prendiamo come esempio il progetto per il Parlamento di Stoccarda. Con un involucro decisamente trasparente, l’illuminazione interna definisce la percezione esterna dell’edificio. La sua composizione spaziale interna è quindi facilmente leggibile anche nelle ore serali: il rivestimento bronzeo e i vetri oscurati trasformano i due piani superiori in un cubo possente, che sembra galleggiare sul piano vetrato sottostante. Le pareti illuminate delle Sichau Lo studio progetta, produce e realizza molte fonti su misura. Sono più rispondenti alle vostre necessità rispetto a quelle disponibili sul mercato? In accordo con la nostra filosofia, usiamo il lighting design per dare materia alle qualità spaziali dell’architettura. Crediamo fermamente nel fatto che gran parte del lighting design non sia progettare apparecchi. Quindi cerchiamo di realizzare i nostri progetti utilizzando il minimo indispensabile, tenendo gli apparecchi lontano dalla vista, quando possibile. Nel caso uno spazio richieda, invece, una risposta specifica in termini di illuminazione sviluppiamo la soluzione su misura. La domanda principale è sempre relativa a cosa necessita davvero l’architettura. Alcuni dei progetti su cui abbiamo lavorato in passato hanno richiesto elementi luminosi che sono di per sé stessi oggetti di design. 32 LUCE 322 / LIGHTING DESIGNERS