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Rimanevo scioccato domandandomi… ma è quella l’immagine che io ho pensato? Ma era un po’ più chiara… o forse un po’ più scura. Questa trasposizione da un processo fisico al flusso di energia delle immagini mi spingeva a domandarmi “ma tutto questo, da dove giunge?”. Quando ho girato il mio primo film in bianco e nero, Giovinezza Giovinezza, avevo 28 anni. Nelle scuole, all’epoca, si insegnava il bianco e nero perché quello era il colore che conoscevano i professori; inoltre, nell’industria cinematografica si pensava che il colore non fosse ben captato dalla pellicola nelle sue parti in ombra. Guardando i film degli anni ‘60 e ‘70, spesso sono illuminati in una luce unica in cui non c’è il rapporto nella terza dimensione e nella prospettiva, e le immagini risultano piatte perché i tecnici non risolvevano questo aspetto, un problema che all’epoca io non riuscivo a comprendere. Cercai fin dal mio primo film in bianco e nero alcuni equilibri inediti tra la luce naturale e la luce artificiale. Cosa accadde con l’avvento della pellicola a colori? Con il primo film a colori insieme a Bertolucci, cominciai a sentire istintivamente delle emozioni diverse senza capirne il perché; non ne avevo coscienza, ma seguii istintivamente le mie emozioni. Ne Il conformista, la città di Parigi ha un tipo di visione, mi è sembrato giusto quel blu per tutto il racconto parigino. Nel mio inconscio quel colore rappresentava quell’uomo, la sua intelligenza e la libertà. Ultimo Tango a Parigi i diventò l’opposto! Fu la luce artificiale protagonista e non la luce naturale all’imbrunire, e divenne tutta arancione. In Novecento usai una visione primitiva che appresi in quegli anni. Io mi ritengo primitivo! Non ho fatto studi classici, ho fatto studi tecnologici. Un esempio? Un giorno a Roma, in piazza Navona, entro nella chiesetta di San Luigi dei Francesi e assisto a Caravaggio! Mi rendo conto che nessuno mi aveva parlato di Michelangelo Merisi da Caravaggio, che nella Vocazione di San Matteo del 1599 taglia con un segno di luce l’oscurità, enunciando il viaggio dell’uomo 30 LUCE 329 / LANTERNA MAGICA che va dall’oscurità alla luce, dall’umanità alla divinità. C’è un altro personaggio straordinario che scrive una formula che è poesia: E = mc 2 Albert Einstein ci dice che l’energia non è altro che la massa che si muove molto rapidamente e viceversa. Ecco, questi sono i luoghi e i pensieri che ho frequentato tra i 20 e i 30 anni. Compresi che non mi bastava conoscere la tecnologia, dovevo conoscere e nutrirmi delle varie Arti. Ecco perché il cinema ha bisogno di un tempo, come nella letteratura, ed è per questo che mi piace dire Scrivere con la Luce e non dipingere. Perché non dipingo un’unica immagine, pur utilizzando la conoscenza della pittura. Si tratta di scrivere un racconto che ha un inizio, uno svolgimento e una fine, e non solo quello: deve avere un certo ritmo, la musica, e quindi sentii il bisogno di conoscere e approfondire questi aspetti che nessuno mi aveva insegnato. Fu con Bertolucci che giunse ciò che lei definisce “il rapimento della Luce attraverso la natura”, stato d’animo che in Novecento si fa quasi catartico? Noi abitavamo in via delle Cave, in un piccolo quartiere nel grigiore della periferia di Roma, un luogo in cui non c’era una libertà nella natura, certamente non era una bella vita cittadina. Ma dai 5 ai 15 anni mio padre, durante l’estate, mi portava dai nostri cugini a Siena, vivevamo con loro due mesi coccolati dalle nostre zie e dalla natura. La mattina uscivo con i contadini, giravo in campagna quasi tutto il giorno, mi nutrivo dei verdi, degli azzurri, del colore della terra e si tornava a casa nel rosso del tramonto. Quelle giornate e quei colori mi sono rimasti impressi nella memoria. Prima di girare Strategia del ragno avevo avuto l’occasione di stare a Zagabria, e lì avevo conosciuto i grandi pittori primitivi Croati (Ivan Generalić, Mijo Kovačić, Ivan Večenaj). Quando Bernardo mi invitò a iniziare questo viaggio, durato 25 anni, gli proposi: “perché non mettiamo in scena una visione cromatica molto forte, primitiva? Vicino Parma aveva vissuto Antonio Ligabue!”. A lui l’idea piacque molto, anche se il suo riferimento pittorico era René Magritte. Ricordo che andammo insieme in una libreria di piazza di Spagna, dove mi mostrò due versioni del dipinto L’impero delle luci, il quadro che svela una villetta all’imbrunire con un lampione acceso davanti, tutto immerso tra gli alberi. Fu per me un’indicazione chiara! Una visione primitiva, così come lo ero io. Come lavoraste sul set? Per il film Novecento girammo d’estate tutta la prima parte sui bambini, Bernardo voleva fermarsi e seguire il ciclo naturale delle stagioni, quindi dovetti realizzare quattro visioni e fu lì che mi ricordai di me bambino. Arrivammo a concepire una scena in un’aia contadina di inizio ‘900, dissi a Bernardo che in quella scena non sentivo di utilizzare i proiettori artificiali da 10.000 watt, affermando “Scusami, ma quelle luci non mi sento di accenderle in questo periodo storico…”. Lui mi rispose “Allora cosa fai, vai via?”, e al mio “Se necessario me ne vado!” lui mi disse “Andiamo a dormire, ne parliamo domani… “. Lui si era impuntato, quella cosa non gli andava, e a me non andava di illuminare la naturalezza di quella scena dei bambini con la luce artificiale. Quale soluzione tecnica adottò per convincerlo? Dopo due ore mi chiamò dicendomi “Vittorio io ti capisco! Ma tu cerca di capire anche me… prova a immaginare che nell’aia a quell’epoca si accendevano i focolari…”. Risposi “è vero, un’idea bellissima. Ricordo quando io ero a Siena a sette anni e cenavamo fuori attorno al tavolo, si accendevano i focolari e noi bambini giocavamo tra questi fuochi”. Quelle estati da bambino mi hanno aiutato a capire da adulto cosa è la luce! È stata sempre per me fondamentale la visione primitiva… sono stati i pittori contadini i miei primi maestri di Pittura. Con lo stesso principio concepimmo la scena della cena al tramonto, in cui vediamo la lunga tavolata illuminata da un raggio di luce arancione, e la scena consecutiva girata nella casa dei padroni, in cui il sole era già tramontato ed entrano i camerieri con