¶ LANTERNA MAGICA
Il linguaggio
della Luce
secondo
Vittorio Storaro
di Paolo Calafiore
V
orrei iniziare la nostra conversazione
distillando un pensiero dai suoi scritti,
in cui spesso parla di “energia che
trasmigra”, un concetto molto vicino alla
Luce in quanto entità fisica, matematica
e filosofica, ancor prima che estetica.
In realtà è uno degli aspetti più importanti
della nostra vita. È la nostra vita! Da giovani
non ci si pensa, ma crescendo inizia a intuirsi
un qualcosa… Quel qualcosa che vorrebbe dar
risposta alle famose tre domande: Chi siamo?
Dove andiamo? Donde veniamo? Qual è il
senso della nostra vita? Nel mio caso tutto
inizia da una spinta di mio padre che, facendo
il proiezionista negli anni ‘50-’60 di una
grande casa cinematografica, avrebbe amato
far parte di quelle immagini e mi spinse a
studiare fotografia, cosa che feci per cinque
anni. Io sono un po’ come quel bambino
del film Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore.
Cosa determinò il passaggio dallo studio
della fotografia al cinema?
Fu grazie al suggerimento di un importante
personaggio che lavorava per la Lux, Piero
Portaluppi, che all’epoca si definiva “direttore
della fotografia” ed era uno dei più grandi.
Disse a mio padre che gli studi di fotografia
non sarebbero stati sufficienti, spingendolo
a farmi studiare cinematografia. E così, pian
piano compresi la differenza di questo
passaggio, camminando… vivendolo.
Continuai a studiare per prepararmi al concorso
del Centro Sperimentale di Cinematografia
di Roma. Se fino ad allora avevo cercato di
capire qual era l’espressione di una singola
immagine, iniziai a sentire che avevo bisogno
di concepire un’espressione composta da una
moltitudine di immagini, quindi di un tempo,
oltre al ritmo dentro questo tempo.
La cosa iniziò a piacermi, e iniziai a capire
cosa sarebbe potuta essere per me
quell’espressione, che fino a quel momento
avevo osservato con lo sguardo di studente.
Vittorio Storaro,
autore della cinematografia / author of cinematography
Come prese corpo così precocemente la sua
consapevolezza?
Ho avuto fortuna! Le scuole frequentate
mi hanno aiutato a una rapida evoluzione
nel campo professionale. Iniziai giovanissimo
come operatore di macchina, avendo
l’opportunità di lavorare sul movimento,
sulla descrizione e la narrativa visiva.
Molto devo a Bernardo Bertolucci, che incontrai
giovanissimo, quando ero ancora assistente
operatore. Osservavo con attenzione il suo
modo di lavorare: attraverso il mirino, studiava
e vedeva nella sua mente come scrivere con
la macchina da presa la storia del film.
Quello che mi stupiva era il passaggio dal
processo di lavorazione con i mezzi tecnici:
una macchina da presa, gli obiettivi, una
pellicola che scorre, un carrello che si muove,
e nel momento in cui ci si fermava davanti
a una parete bianca, nell’attesa di quei numeri
che adesso non conosciamo più – 10-9-8,
fino allo 0… tutto in un attimo diventava
energia! Si visualizzavano le immagini! Era un
mistero quando ero studente, e forse lo è
rimasto ancora oggi che sono un professionista.
Un mistero che sa di origine, di nascita
e trapasso nello stesso istante!
MAGIC LANTERN / LUCE 329
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