Gian Paolo Roscio
Presidente Nazionale AIDI
Ho conosciuto Mario Bonomo nel 2003, quando
per la prima volta sono stato eletto nel Consiglio
Direttivo Nazionale di AIDI. E devo dire che nei
primi nostri incontri avvertivo nei suoi confronti
un certo timore reverenziale: da una parte un
professionista affermato, dall’altra, io, quasi
un esordiente nell’affascinante e storico mondo
dell’illuminazione italiana. Sin da subito mi aveva
colpito la sua disponibilità, la cortesia, e
soprattutto la sua capacità di mettere a proprio
agio; poi, con il passare degli anni, abbiamo
scoperto di aver avuto un inizio di vita
professionale quasi identico, essendoci occupati
entrambi delle reti di distribuzione dell’energia
elettrica, lui in Enel e io nella AEM di Torino.
Le sue competenze, il suo rigore, le sue qualità
professionali erano note, chi non conosceva
Mario? I suoi progetti, le sue ricerche,
le sue pubblicazioni, l’insegnamento
universitario e tanto altro, sempre svolto
con grande generosità, passione e grande
cultura illuminotecnica.
Ma quello che più mi piace ricordare oggi è il
rapporto umano e quel suo sorriso unito alla
sua schiettezza che riusciva sempre a trasferire
un senso di accoglienza e disponibilità.
Ho ancora presente l’immagine della sua
premiazione, durante il recente anniversario
del Sessantesimo di fondazione della nostra
Associazione, e la sua soddisfazione nel ricevere
la targa di Socio Storico di AIDI, di cui faceva
parte sin dalla fondazione a Milano, nel lontano
1959. Come Presidente non posso che ringraziare
ancora Mario per tutto quello che ha fatto e
dato all’Associazione in sessant’anni di
partecipazione, e credo che, tutti insieme,
dovremmo trovare il modo di mantenere vivo
tra noi il suo inestimabile ricordo.
Chiara Aghemo
Politecnico di Torino
Ho conosciuto Mario Bonomo quando ho
conosciuto AIDI: un binomio imprescindibile.
Nei primo anni Novanta, neo ricercatrice
universitaria presso il Politecnico di Torino,
ho deciso che l’illuminotecnica sarebbe stato
il mio ambito di ricerca e di didattica specifico
all’interno del settore scientifico disciplinare
della Fisica Tecnica Ambientale.
Così sono entrata in AIDI e mi sono confrontata
con personalità carismatiche e di grande
competenza scientifica e professionale.
Mario Bonomo era una di queste.
Insieme abbiamo curato la prima edizione della
Guida AIDI per l’illuminazione delle opere d’arte
negli interni. È stata per me un’esperienza
molto coinvolgente e formativa: le sue
competenze specifiche e le esperienze maturate
in ambito professionale sull’illuminazione
di alcuni dei più significativi esempi del nostro
patrimonio artistico hanno dato alla Guida
un’impostazione molto applicativa e pratica,
non solo teorica e didattica.
Infine, vorrei ricordare un altro aspetto della
personalità di Mario Bonomo: la costante
ed inesauribile curiosità che lo portava, pur
in età avanzata, a proporsi, a sperimentare,
a chiedere di essere coinvolto. Una dimostrazione
ammirevole di “gioventù intellettuale” che
deve essere di esempio per tutti noi.
Grazie, Mario, per l’entusiasmo e la costante
partecipazione che hanno caratterizzato
la tua presenza in AIDI.
Lorenzo Fellin
Consiglio di Presidenza Istituto Veneto
di Scienze, Lettere ed Arti
Vicepresidente AIDI 2004-2008
L’AIDI mi fece incontrare Mario, negli anni ‘80.
Da allora, lavorare in AIDI, nella veste
di delegato territoriale del Veneto, come
vicepresidente, o più semplicemente come
progettista illuminotecnico, significò per me
vivere l’incontro con un personaggio
straordinario quale fu Mario. Il suo entusiasmo
nell’affrontare problemi nuovi e nel cimentarsi
in iniziative mai sperimentate prima era
contagioso. Ricordo il suo impegno per il rigore
scientifico e per la divulgazione tecnica: nei suoi
interventi ai Convegni, nelle sue pubblicazioni,
non esitava a rendere pubbliche, con non
comune generosità, le sue realizzazioni, lieto
se qualche giovane ingegnere o architetto
alle prime armi le avesse imitate. Un maestro.
Con il suo linguaggio concitato sembrava
voler esprimere, con una sola frase, l’ampio
contenuto innovativo dei suoi progetti,
con particolare riguardo al metodo. Condivisi
con lui epiche “battaglie”, spesso causa
d’incomprensioni da parte degli stessi “addetti
ai lavori”, come la vicenda delle leggi regionali
e dell’inquinamento luminoso. Non sempre
ci trovammo in accordo, come spesso avviene
nei confronti seri e meditati tra professionisti,
ma non vennero mai meno l’amicizia
e il rispetto, entrambi convinti che la diversità
di opinioni è ricchezza e stimolo.
A Mario vorrei esprimere la mia gratitudine:
con lui se ne va un pezzo di quell’AIDI gloriosa e
anche un po’ sbarazzina che molto deve alla sua
presenza fin dai primi passi dell’Associazione.
Francesco Murano
Lighting designer
Le qualità umane di Mario Bonomo sono alte,
manifeste e condivise, non voglio perciò qui
di nuovo sottolinearle perché sicuramente altri
lo faranno meglio di me e sarebbe retorico
ripeterle.
Mi interessa invece evidenziare come Mario
rappresenti per me in massimo grado e ai
massimi livelli l’approccio scientifico ai problemi
dell’illuminazione. Questo approccio fa derivare
la pratica illuminotecnica dalla conoscenza delle
leggi della fisica ottica, e trova nel calcolo
e nell’applicazione dei risultati ottenuti il
compimento esatto delle ipotesi progettuali.
L’approccio scientifico, che definirei deduttivo,
è ovviamente fondamentale in tutti i casi nei
quali occorra stabilire esattamente quantità
e modalità necessarie per svolgere
adeguatamente determinati compiti visivi.
Esiste però un altro approccio molto più
induttivo, che chiamerei luministico, diffusissimo
ad esempio in teatro o nel cinema, che trae le
proprie scelte dalla consapevolezza esperienziale
più che dalla conoscenza calcolata dei valori
fotometrici in atto.
In un territorio di confine come quello
dell’illuminazione museale delle opere d’arte,
dove la precisione dei puntamenti si accompagna
all’appagamento estetico dei risultati,
l’illuminotecnica e la luministica convivono, ed è
per questo che conservo e consulto sempre e con
piacere L’illuminazione delle opere d’arte negli
interni, testo del quale il mio L’illuminazione
delle opere nelle mostre d’arte vuole essere un
modesto, empirico completamento.
Pietro Palladino
Lighting designer,
Ferrara Palladino lightscape
Ho conosciuto Mario Bonomo nel 1987.
A quel tempo non c’era l’internet, era molto
difficile reperire materiale di studio e
aggiornamenti sull’illuminotecnica. Soprattutto
mancavano gli interlocutori con i quali
discutere di argomenti specifici.
Mario era uno dei pochi con cui potevi farlo.
Aveva una grande preparazione teorica,
Basilica di San Lorenzo Maggiore, Milano
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