¶ LUCE
Mario Bonomo
Maestro della luce
e nella vita
N
ello scorso mese di luglio una telefonata
e una notizia hanno profondamente
addolorato il mondo della luce italiana:
Mario Bonomo ci aveva lasciato per sempre.
Alla tristezza di quei minuti, al rimpianto,
si è sommato, non inatteso, il ricordo di
un’altra telefonata, quella del luglio 2018,
con la notizia della morte di Barbara Balestreri.
Entrambi grandi figure del mondo della luce
italiana, ricordare Mario Bonomo sul numero
di settembre di LUCE, come lo scorso anno
per Barbara, è stato un comune commosso
pensiero che ha attraversato in queste
settimane amici, docenti e lighting designer.
Di lui ricordiamo la sua intelligenza e i progetti
di illuminazione della Pinacoteca Vaticana
a Roma, della Basilica di S. Marco a Venezia,
della Basilica di S. Francesco ad Assisi, del
Santuario di Loreto, del Duomo di Lecce e del
Duomo di Spoleto, della Chiesa di S. Luigi dei
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Francesi a Roma, della Basilica di San Lorenzo
a Milano. Ricordiamo il legame di oltre mezzo
secolo con la sua AIDI, la direzione di LUCE
dal 1988 al 1989, dopo la lunga collaborazione
iniziata fin dal 1965 come Responsabile
Tecnico, la partecipazione a convegni nazionali
e internazionali, l’insegnamento al Politecnico
di Milano e tanto altro.
Giocatore instancabile di tennis, lo ricordiamo
amante della montagna, appassionato delle
piste di neve della sua Livigno, e per le sue
lunghe passeggiate tra le valli del Trentino,
che raggiungeva in estate per distaccarsi
qualche settimana dalla sua grande, unica
e vera passione, la luce, di cui possedeva
immensa conoscenza.
Lascia un vuoto profondo nel mondo della
luce italiana: dai lighting designer alle
imprese, dal mondo accademico, con cui ha
condiviso le aule del “Poli”, ai giovani studenti
che seguivano con attenzione e ammirazione
le sue lezioni. Ottimo conversatore, curioso
e di profonda cultura, amava la musica,
il teatro, la storia e credeva nella ricerca e nello
studio. Rigoroso nel carattere ma generoso,
era cordiale e aperto al sorriso verso amici
e colleghi. Di grande disponibilità all’ascolto,
era altresì raro che non volesse esprimere
la sua opinione, anche in modo appassionato,
che dispiegava in ogni occasione con
precisione, garbo e sempre per costruire.
Socio Onorario di AIDI, saggista e autore di libri
importanti e di successo di illuminotecnica,
è sempre stato al servizio, con grande
competenza, convinzione e dedizione, di AIDI,
di LUCE, di collaboratori, soci e studenti,
a cui infondeva fiducia, consigli e passione.
Giovani e meno giovani, sì, perché a 93 anni
sono molte le generazioni di uomini e donne,
studenti, che l’hanno conosciuto e stimato,
professionalmente e non, e che oggi lo
ricordano come un pioniere
dell’illuminotecnica italiana.
Parafrasando il pensiero da Wordsworth
di Harold Bloom, di lui ricorderemo la memoria
“canonica”, perchè ha eseguito al nostro posto
per decenni la selezione di questa disciplina
tecnico-scientifica, e come un Hermes ci ha detto
cosa studiare, cosa ricordare, cosa fare, non per
renderci “più saggi e prudenti, ma perché solo
il mito della memoria può riparare alle nostre
perdite empiriche”. Un maestro che ha segnato
profondamente la storia di AIDI, innalzando
a valore prezioso e irrinunciabile il significato
delle parole Cultura della luce.
Mario Bonomo ci ha lasciato e oggi siamo
tutti un po’ più soli, ma il suo ricordo,
i suoi scritti, la sua eleganza, il suo garbo,
la sua etica del lavoro – temprata dagli studi
giovanili in quella fucina di talenti che è il
Politecnico di Milano, prima, e da una carriera
in una prestigiosa azienda come Enel e come
professionista lighting designer, poi –
difficilmente si appanneranno dentro di noi.
Un giorno, quando il grande libro della luce
verrà scritto, il suo nome correrà con altri
grandi protagonisti nelle pagine dorate
e luminose che racconteranno la rilevante
storia del mondo della luce italiana, dei suoi
lighting designer, dei suoi studiosi, dei suoi
imprenditori, oltre che di AIDI, APIL e ASSIL.
Gli siamo grati per tutto quello che ha fatto
e per quello che è stato per noi, che da
domani affrontiamo un nuovo giorno
immaginando che un’altra stella, così lontana
così vicina, illuminerà il cielo sopra di noi,
come gli angeli di Wim Wenders.
Silvano Oldani