LUCE 329 | Page 18

¶ LUCE Mario Bonomo Maestro della luce e nella vita N ello scorso mese di luglio una telefonata e una notizia hanno profondamente addolorato il mondo della luce italiana: Mario Bonomo ci aveva lasciato per sempre. Alla tristezza di quei minuti, al rimpianto, si è sommato, non inatteso, il ricordo di un’altra telefonata, quella del luglio 2018, con la notizia della morte di Barbara Balestreri. Entrambi grandi figure del mondo della luce italiana, ricordare Mario Bonomo sul numero di settembre di LUCE, come lo scorso anno per Barbara, è stato un comune commosso pensiero che ha attraversato in queste settimane amici, docenti e lighting designer. Di lui ricordiamo la sua intelligenza e i progetti di illuminazione della Pinacoteca Vaticana a Roma, della Basilica di S. Marco a Venezia, della Basilica di S. Francesco ad Assisi, del Santuario di Loreto, del Duomo di Lecce e del Duomo di Spoleto, della Chiesa di S. Luigi dei 16 LUCE 329 / LUCE Francesi a Roma, della Basilica di San Lorenzo a Milano. Ricordiamo il legame di oltre mezzo secolo con la sua AIDI, la direzione di LUCE dal 1988 al 1989, dopo la lunga collaborazione iniziata fin dal 1965 come Responsabile Tecnico, la partecipazione a convegni nazionali e internazionali, l’insegnamento al Politecnico di Milano e tanto altro. Giocatore instancabile di tennis, lo ricordiamo amante della montagna, appassionato delle piste di neve della sua Livigno, e per le sue lunghe passeggiate tra le valli del Trentino, che raggiungeva in estate per distaccarsi qualche settimana dalla sua grande, unica e vera passione, la luce, di cui possedeva immensa conoscenza. Lascia un vuoto profondo nel mondo della luce italiana: dai lighting designer alle imprese, dal mondo accademico, con cui ha condiviso le aule del “Poli”, ai giovani studenti che seguivano con attenzione e ammirazione le sue lezioni. Ottimo conversatore, curioso e di profonda cultura, amava la musica, il teatro, la storia e credeva nella ricerca e nello studio. Rigoroso nel carattere ma generoso, era cordiale e aperto al sorriso verso amici e colleghi. Di grande disponibilità all’ascolto, era altresì raro che non volesse esprimere la sua opinione, anche in modo appassionato, che dispiegava in ogni occasione con precisione, garbo e sempre per costruire. Socio Onorario di AIDI, saggista e autore di libri importanti e di successo di illuminotecnica, è sempre stato al servizio, con grande competenza, convinzione e dedizione, di AIDI, di LUCE, di collaboratori, soci e studenti, a cui infondeva fiducia, consigli e passione. Giovani e meno giovani, sì, perché a 93 anni sono molte le generazioni di uomini e donne, studenti, che l’hanno conosciuto e stimato, professionalmente e non, e che oggi lo ricordano come un pioniere dell’illuminotecnica italiana. Parafrasando il pensiero da Wordsworth di Harold Bloom, di lui ricorderemo la memoria “canonica”, perchè ha eseguito al nostro posto per decenni la selezione di questa disciplina tecnico-scientifica, e come un Hermes ci ha detto cosa studiare, cosa ricordare, cosa fare, non per renderci “più saggi e prudenti, ma perché solo il mito della memoria può riparare alle nostre perdite empiriche”. Un maestro che ha segnato profondamente la storia di AIDI, innalzando a valore prezioso e irrinunciabile il significato delle parole Cultura della luce. Mario Bonomo ci ha lasciato e oggi siamo tutti un po’ più soli, ma il suo ricordo, i suoi scritti, la sua eleganza, il suo garbo, la sua etica del lavoro – temprata dagli studi giovanili in quella fucina di talenti che è il Politecnico di Milano, prima, e da una carriera in una prestigiosa azienda come Enel e come professionista lighting designer, poi – difficilmente si appanneranno dentro di noi. Un giorno, quando il grande libro della luce verrà scritto, il suo nome correrà con altri grandi protagonisti nelle pagine dorate e luminose che racconteranno la rilevante storia del mondo della luce italiana, dei suoi lighting designer, dei suoi studiosi, dei suoi imprenditori, oltre che di AIDI, APIL e ASSIL. Gli siamo grati per tutto quello che ha fatto e per quello che è stato per noi, che da domani affrontiamo un nuovo giorno immaginando che un’altra stella, così lontana così vicina, illuminerà il cielo sopra di noi, come gli angeli di Wim Wenders. Silvano Oldani