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Collaborate fin dalle prime fasi con architetti e interior designer oppure intervenite in un secondo momento? Riteniamo che sia importantissimo lavorare in stretta collaborazione con gli architetti e gli altri consulenti durante le fasi della progettazione, a partire dal concept fino al collaudo finale. Questo processo collaborativo, che si sviluppa durante tutte le fasi della progettazione e costruzione, ci permette di creare nuovi modi di percepire e sperimentare spazi architettonici e urbani. Essere parte attiva del team progettuale dalle prime fasi fa sì che il progetto illuminotecnico possa essere di alta qualità, tenendo in conto aspetti quali l’efficienza energetica, l’interazione con la luce naturale e l’integrazione degli apparecchi illuminanti nell’architettura. Non sempre però siamo chiamati a partecipare alla progettazione sin dalle prime fasi. A volte ci troviamo a intervenire in fasi molto avanzate del progetto. non è un semplice negozio, è anche una galleria d’arte. Un’esposizione prodotti con posizioni ben preordinate ci ha permesso di mostrare tutto nel massimo splendore, caratterizzando gli spazi con una luce diffusa che rende l’ambiente aperto e arioso, ponendo dei sottili accenti sulle opere d’arte e risaltando gli oggetti in vendita. Anche qui appaiono i tre livelli di illuminazione di cui abbiamo parlato prima. Come cambia l’approccio al lavoro in questi due casi? Intervenire in una fase avanzata di un progetto è in parte limitante ma anche stimolante. Ti spinge a cercare soluzioni alternative. È un po’ come lavorare su un edificio storico: creare una distribuzione luminosa attraente, funzionale e confortevole partendo dalle limitazioni architettoniche, di installazione, di potenza e di distribuzione elettrica è una sfida. Ogni categoria merceologica merita uno studio su misura? Ogni brand decide di illuminare gli oggetti che vende secondo la propria immagine aziendale. Ogni progetto merita uno studio a sé e l’ispirazione può arrivare da qualsiasi spunto. Nel progetto per la Roca Gallery di Barcellona, ad esempio, abbiamo basato tutto sull’importanza data all’acqua dagli antichi romani: sorgenti d’acqua che arrivano in città tramite gli acquedotti e impurità che vengono portate via dalla città tramite le cloache. Per un’azienda che produce sanitari abbiamo pensato di utilizzare l’acqua come elemento comunicativo base. L’acqua non è fisicamente presente, ma dei giochi di luce in facciata la fanno apparire come per magia. Un’ispirazione totalmente diversa è quella alla base del progetto di illuminazione per lo showroom Lagares, un’altra azienda che produce sanitari. In questo caso la natura dello spazio, un grande open space in cemento a doppia altezza, e la tipologia di esposizione, con elementi Illuminare un albergo comporta un lavoro su più livelli: l’esterno, gli spazi pubblici, le zone private… Parlatemi del vostro ultimo progetto per Ohla Eixample Hotel. Avete miscelato luce funzionale con apparecchi decorativi? In un hotel contano molto sia l’aspetto decorativo che quello funzionale per creare la giusta atmosfera. Se per decorativo intendiamo l’oggetto lampada, spesso questa è una scelta dell’interior designer. Noi, come progettisti illuminotecnici, ci limitiamo a suggerire la posizione, l’effetto che cerchiamo e dare assistenza e raccomandazioni per tutto ciò che riguarda la temperatura colore delle sorgenti e l’output. Per noi assume una grande importanza la luce artistica. Con luce artistica intendiamo tutti quegli interventi di illuminazione che creano un’esperienza, che rendono uno spazio oppure un’architettura differente e memorabile. Nell’Hotel Ohla Eixample ci sono due esempi: le scale, caratterizzate da semplicissimo dettaglio che proietta una luce rossa intensa nel vano e una luce funzionale bianca sui gradini, e la facciata con un’illuminazione dimmerata che sottolinea la cornice delle finestre con movimenti e variazioni leggeri e quasi impercettibili. Photo Tra i vostri ultimi lavori spicca il Loewe flagship store di Madrid. Come avete lavorato per questo spazio e quali attenzioni si devono avere quando s’illumina uno showroom di moda? Il cliente ci ha dato un brief preciso: l’atmosfera desiderata era quella della casa di Julianne Moore nel film A Single Man di Tom Ford. Desiderava uno spazio accogliente e raffinato, un interno domestico di classe, poco contrastato, con una sensazione di luce molto aperta e delicati accenti su oggetti e sulle opere d’arte. In effetti, il Loewe flagship store Madrid Quali sono i modi per rendere al meglio i colori, le trame e i materiali dei prodotti esposti? Anche qui non c’è una ricetta. Dipende dalle esigenze del cliente. Alcuni brand di largo consumo per ese