la devozione che nutro nei loro confronti, ma anche perché il
rievocarle mi dà la forza di andare avanti in un’epoca che non
sento mia e nei momenti difficili e angosciosi riservati a ogni
creatura vivente. Il loro coraggio, la loro capacità di sopportazione, la loro esemplare condotta di vita, le loro umanità e
magnanimità sono per me dei fermi punti di riferimento.
Considero un alto privilegio l’aver avuto dei nonni come i
nostri. Le “Storie vestine” sono il frutto della rimeditazione di
quegli aneddoti e racconti narràtici da loro. Ti ricordi come
nonna Rosina ci ripeteva la storia di “Duwico e Ciavatti”, quando
ci lasciavamo prendere dalla pigrizia nei confronti dello studio?
O di come nonna Minghetta evocava davanti ai nostri occhi, tutte
le volte che bisticciavamo tra noi, l’inquietante storia dei fratelli
Chiavaroli’?
E rammenti le meravigliose doti affabulatorie di nonno
Durante? I personaggi delle sue narrazioni (reali o fantastici) te li
riusciva a materializzare con ineguagliabile maestrìa. Ricordi i
capannelli di gente che gli si radunavano attorno ogni volta che si
accingeva a narrare una storia? Ricordi le lunghe sere invernali
passate davanti al caminetto acceso, con lui che era circondato da
persone di ogni età, le quali pendevano letteralmente dalle sue
labbra? E le belle serate estive trascorse sul Colle, sotto il palazzo
di Crescenzi, in mezzo a tante persone assorte in religioso
silenzio, per non perdere una sola sillaba delle sue narrazioni?
E ti ricordi degli aneddoti raccontàtici da nostro padre a
proposito di nonno Peppino di Musè, che purtroppo non abbiamo
avuto la fortuna di conoscere?
Ecco, caro Peppino, io con le “Storie vestine”, pur non avendo
le doti narrative di nonno Durante, voglio darti la sensazione di
rivivere uno di quei momenti incantati e sereni. Certo, le mie
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