storie sono solo un pallido ricordo di quelle raccontate da lui, e
sicuramente le troverai carenti in più punti; ma se è vero che ciò
che conta è l’intenzione, àbbile care e accettale per quelle che
sono: un goffo ma sincero tentativo di rievocare un passato che
non ritengo giusto lasciar cadere nell’oblìo.
Ho cercato di ridare loro se non l’intreccio originario, almeno
il colorito e il linguaggio propri delle narrazioni popolari. E le ho
chiamate “vestine” perché sono ambientate nella nostra bella
terra vestina, che in passato aveva un’estensione geografica più
ampia di quella attuale.
Esse non vogliono dare messaggi di sorta né vogliono porsi
come modello letterario, ma intendono essere testimonianza di
ciò che è stato e di ciò in cui si è creduto in passato nella nostra
piccola patria. E se proprio qualche messaggio debbono dare,
dirò che costituiscono un passato con cui le generazioni vestine
presenti e future non possono tagliare i ponti; a meno che non
vogliano rischiare di esser prive di memoria storica, di radici
socio-culturali e quind