LIBERAMENTELIBRANDO Storie vestine | Page 11

Nicola "Sono Io" Nicola “Sono io” a Montebello e nei paesi vicini lo conoscevano pure le pietre della strada. La sua era una figura familiare come quella delle Tre Cornette.1 Quale fosse il suo vero cognome nessuno lo sapeva; nemmeno il prete che lo aveva battezzato. Tutti, lì. lo avevano sempre conosciuto come Nicola. E dopo che ‘Nzelmuccio della Papocchia, Arculino lo Scapricchione e Pitro di Bblasiandò gli avevano fatto lo scherzo della tonaca avevano cominciato a chiamarlo Nicola Sono lo Era un giovanottone grande e grosso, piazzato come una quercia, e a vederlo tutto serio pareva come gli altri; magari un po’ trasandato, ma normale. E invece in quel testone dai capelli neri neri e unti, da cui qua e là schizzavano fuori ciuffi irti come gli aculei di un porcospino, e che biancheggiavano di pidocchi, ci mancava Sant’Ascanio.2 Quando rideva, tagliando come l’asino di Zì ’Ngiladè,3 gli angoli della bocca gli arrivavano fino alle grandi orecchie a sventola. Il viso, allora, pareva quello di un carnevale, con quei radi denti storti e marroni che Spuntavano dalle gengive rosse come le fiamme del Fuoco, Tutti i bambini avevano paura di lui, e quando facevano i capricci le madri dicevano: «Ora vado a chiamare Nicola Sono lo, non te ne incaricare! » Allora essi si acquietavano in un momento o andavano a nascondersi sotto il letto, promettendo tra le lacrime che 1 Montagnetta vicina al paesino di Montebello di Bertona, in provincia di Pescara. 2 C’era poco giudizio. 3 Zia Angeladea. 10