Nicola "Sono Io"
Nicola “Sono io” a Montebello e nei paesi vicini lo
conoscevano pure le pietre della strada. La sua era una figura
familiare come quella delle Tre Cornette.1 Quale fosse il suo
vero cognome nessuno lo sapeva; nemmeno il prete che lo aveva
battezzato. Tutti, lì. lo avevano sempre conosciuto come Nicola.
E dopo che ‘Nzelmuccio della Papocchia, Arculino lo
Scapricchione e Pitro di Bblasiandò gli avevano fatto lo scherzo
della tonaca avevano cominciato a chiamarlo Nicola Sono lo
Era un giovanottone grande e grosso, piazzato come una
quercia, e a vederlo tutto serio pareva come gli altri; magari un
po’ trasandato, ma normale. E invece in quel testone dai capelli
neri neri e unti, da cui qua e là schizzavano fuori ciuffi irti come
gli aculei di un porcospino, e che biancheggiavano di pidocchi,
ci mancava Sant’Ascanio.2
Quando rideva, tagliando come l’asino di Zì ’Ngiladè,3 gli
angoli della bocca gli arrivavano fino alle grandi orecchie a
sventola. Il viso, allora, pareva quello di un carnevale, con quei
radi denti storti e marroni che Spuntavano dalle gengive rosse
come le fiamme del Fuoco,
Tutti i bambini avevano paura di lui, e quando facevano i
capricci le madri dicevano:
«Ora vado a chiamare Nicola Sono lo, non te ne incaricare! »
Allora essi si acquietavano in un momento o andavano a
nascondersi sotto il letto, promettendo tra le lacrime che
1
Montagnetta vicina al paesino di Montebello di Bertona, in provincia di
Pescara.
2
C’era poco giudizio.
3
Zia Angeladea.
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