LIBERAMENTELIBRANDO Lettere ai "cattivi". | Page 14
che non poteva esserci scampo per te, poiché avresti gettato
nel fango la famiglia imperiale stessa, la famiglia di
quell’Augusto che aveva deciso di bandire una campagna di
moralizzazione senza precedenti e che quindi richiedeva dei
provvedimenti esemplari che rimanessero ben impressi nelle
menti dei Romani (senza contare che uno scandalo di corte
avrebbe potuto rivelarsi pericolosissimo e che perciò andava
immediatamente soffocato, prima che la plebaglia ne avesse
il minimo sentore). E per condurre un’efficace battaglia contro il malcostume e la corruzione non bastava prendersela
solo con la gente comune, bensì arche con persone bene in
vista, ritenute intoccabili e che proprio in grazia della loro
posizione erano portate a commettere arbìtri e sconcezze di
ogni genere, danneggiando così l’immagine dell’Intelligencija
che l’imperatore stava faticosamente costruendo e di conseguenza mettendo in pericolo l’esistenza dello stesso Stato da
poco sorto e ancora incerto sulle gambe.
Forse non si erano ancora sopiti, dopo circa quarant’anni, i rancori che avevano determinato la sanguinosa battaglia
di Azio; né i nostalgici della repubblica, i quali di fronte alla
minaccia della dittatura non avevano esitato a ordire una
mortale congiura contro Giulio Cesare, si erano messi il
cuore in pace. La situazione a Roma era quanto mai fluida
e gravida di tensioni e malcontenti. In tale contesto dovevano essere proprio gli uomini che rappresentavano il regime
– a tutti i livelli – a dare al popolo quell’esempio di integrità
morale, coscienza del dovere, attaccamento alle istituzioni
senza il quale sarebbe venuto a mancare il consenso necessario a ogni tipo di governo.
Le prepotenze della classe politica al potere, il non rispetto delle leggi da parte di quelle stesse persone che le impon-
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