LIBERAMENTELIBRANDO Lettere ai "cattivi". | Page 13
Il pretesto ufficiale per condannarti all’esilio, tuttavia, fu
dato dall’«immoralità» delle tue poesie, «poco consone al
clima ufficiale di restaurazione dell’antico costume voluto
da Augusto».2 E pensare che nella vita di tutti i giorni sei
stato, a quanto alcuni scrivono, un «marito modello» (nonostante due divorzi alle spalle); dotato, però, di molta immaginazione.
Alla fine dei conti, opere come l’ARS AMANDI E I REMEDIA
AMORIS sarebbero «piccoli libri ironici che non meritano
l’indignazione da essi suscitata». Tu non avresti «fatto altro
che mettere insieme, nella forma di trattati parodici, ciò che
si pensava e si diceva nella società elegante romana». Le graziose creature di cui parli «sono “cortigiane”, nella maggior
parte dei casi liberte o ragazze di oneste famiglie che si sono
date a questo genere di esistenza per scelta. Certo, non si
tratta di onorevoli “madri di famiglia”». Tu conosci «i loro
problemi e le preoccupazioni del loro vivere quotidiani, ne
parli con accenti di verità e di simpatia».3
Ma se le cose stavano così perché tanta sollecitudine e
inflessibilità nel condannarti, da parte del Divo Augusto; e
perché – soprattutto – tanto zelo anche del suo successore
Tiberio nel rispettare la volontà di un altro CAESAR? Perché
tanto accanimento nei tuoi confronti? Nei confronti, per
giunta, di un uomo ormai avviato verso la senilità?
Molti pensano che tu sia rimasto impelagato in un imperdonabile scandalo scoppiato a corte e in cui pare che fosse
stata trascinata, addirittura, la figlia (o la nipote) dell’imperatore stesso. Certo, se le cose saranno andate così, è chiaro
2 - Cazzaniga-A. Grilli: Storia della letteratura latina, Signorelli, Milano, 1972, p. 261.
3 - P. Grimal, op. cit., p. 67.
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