LIBERAMENTELIBRANDO Lettere ai "cattivi". | Page 12

“straniere genti”. Quindi posso provare a immaginare quali siano stati la tua angoscia e il tuo tormento nel vederti lontano da quella patria che costituiva la tua stessa ragione di vita. Certo la mia vicenda non è paragonabile alla tua neppure per sogno, dal momento che sono sì lontano anch’io dalla mia terra, ma pur sempre in Italia e per mia scelta (beh, fino a un certo punto per mia scelta!); senza contare che tutte le volte in cui mi è possibile torno là dove è, perennemente, il mio cuore. Tu, invece, fosti strappato con brutalità dai luoghi a te cari e familiari nei quali, per di più, ti fu negato di tornare; cosicché ti toccò chiudere gli occhi stanchi di piangere in un remoto villaggio dell’impero, solo e dimenticato da quella Roma che pure avevi celebrato in versi di stupenda fattura. Tu fosti cacciato con ignominia dalle ridenti contrade italiane senza tanti complimenti, senza alcuna pietà, senza che ti fosse concesso il minimo tentativo di difesa. E per quali motivi, alla fin fine? Per quali colpe? Tu stesso hai parlato di un CARMEN e di un ERROR, e a proposito di quest’ultimo hai ribadito che esso non è certo la CULPA di cui ti si accusava. Quanto al CARMEN, non si è ben capito se si tratta di un componimento licenzioso o di una pratica magica.1 Tutt’e due, in ogni caso, dovranno essere stati estremamente invisi alla corte, considerata l’insolita severità dimostrata nei tuoi confronti da Augusto e la caparbietà di Tiberio nel voler continuare a far rispettare la volontà del suo predecessore. 1 - Qualcuno sostiene che Ovidio si sarebbe “dedicato ad attività di divinazione per conoscere il futuro del principe” (Augusto). Cfr. P. Grimal, La letteratura latina, traduzione di Ninetta Zandegiacomi, p. 68. In “Il sapere”, enciclopedia tascabile Newton (TEN, 19/2/1994). 76