LIBERAMENTELIBRANDO Lettere ai "cattivi". | Page 11
A Ovidio*
Caro Ovidio,
pensando a te non si può fare a meno di considerare che
se tra i “cattivi” ce n’è uno che ha pagato a caro prezzo il fio
delle sue “malefatte”, quello sei tu. Perciò mi sono sentito
spinto a scriverti queste due povere righe che certamente
non mancheranno di farti arricciare il naso, raffinato ed elegante cultore della parola quale sei; ma che forse potranno
darti un po’ di sollievo e consolazione, dato che ti giungono
da un lembo di quella terra da cui fosti costretto ad allontanarti e dato che a scrivertele è un tuo conterraneo, sebbene
non di stirpe peligna ma vestina.
Spero che vorrai perdonare questa persona comune e figlia
di una volgarissima età, la quale ha ardito rivolgersi a un
intellettuale di chiara rinomanza come te usando un tono e
una persona così confidenziali. Ma – credimi – non ho saputo resistere alla tentazione di farlo, poiché mi sento molto
vicino a te (SI PARVA LICET COMPONERE MAGNIS), che hai vissuto l’amara esperienza della solitudine in terra straniera e tra
* Publio Ovidio Nasone (Sulmona /AQ/, 43 a. C. – Tomi /Romanìa/, 17– 18 d. C.)
- Poeta latino autore di opere di squisita e raffinata fattura. Fu uno degli animatori più
popolari e celebrati della vita mondana romana. Ma nell’8 d. C., non si sa bene in
seguito a quali fatti e per quali motivi, l’imperatore Augusto lo allontanò dall’Urbe,
esiliandolo a Tomi (oggi Costanza), un lontano e oscuro villaggio della Dacia (l’odierna Romanìa) posto sul Mar Nero. Qui il poeta sulmonese trascorse tristemente la
restante parte della sua vita, nella vana speranza di essere richiamato a Roma.
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