Gabriele Falco
con il ruvido
Le bertoniane
Edizioni Cinque Terre
mandricchione pòrtogli da un’altra
giovanetta e, tutto soddisfatto, si era diretto all’ombra di
una quercia enorme, sedendosi sopra un tronco che fin
dalla mattina aveva trascinato lì con l’asino, per stare
comodo al momento di mangiare. Poi, sempre blaterando e
motteggiando allegramente ora questa ora l’altra ragazza,
si era rimesso addosso l’inseparabile canottiera di lana,
perché gli asciugava il sudore e lo proteggeva dalle
correnti d’aria; e si era coperto nuovamente la testa con
quell’enorme fazzolettone a quadri rossi, annodandone le
cocche del davanti e del di dietro.
<>, aveva gridato, brandendo
la forchetta che gli era stata porta insieme a un bel piatto
di bucatini alla trescatora che mettevano voglia solo a
guardarli, così rossi di sugo com’erano e con quei bei
pezzi di carne di papera muta e di pecora che spuntavano
qua e là. Eh, quando si trattava di portare da mangiare ai
trescatori non si facevano economie! Il mangiare doveva
essere buono e abbondante. E neanche il vino buono
doveva mancare! La gente, dopo una faticata come quella
della tresca, aveva bisogno di mangiare e bere come si
faceva nei giorni di festa, se no... <