«Allora, la vogliamo proprio mettere questa bottega,
Sistì? Bravo, bravo; hai fatto proprio una bella pensata».
Uscì tutto contento e con l’animo rasserenato. Nella
mente gli si disegnavano tante scene di un futuro che ora
gli sembrava meno irrealizzabile di prima. Si vedeva insieme alla moglie mentre erano seduti comodamente sul
divano di un elegante salotto, a guardare la televisione; che
i figli ora cominciavano a chiedergli con sempre più insistenza. Si vedeva circondato da bei mobili e altri begli
oggetti che rendono la vita di una famiglia più comoda e
piacevole. Immaginava la casa sua come quella dei signori, uguale a quella che aveva visto in città quando era andato con i muratori di Mastro Alfredo, subito dopo la guerra. Tutto quel lusso, allora, gli aveva impressionato la
mente di ragazzo. Fin da quel momento aveva promesso a
se stesso che un giorno sarebbe riuscito a farsi una casa
come quella.
Vedeva la moglie fare finalmente la signora così come
gli aveva promesso quando l’aveva sposata. Vedeva i figli
già grandi e con un titolo di studio alto. Li vedeva felici,
rispettati e pieni di gratitudine per i genitori che gli avevano permesso di studiare e di diventare degli stimati
professionisti. Li vedeva sposati e immaginava di coccolare sulle ginocchia nipotini sani, belli e con le guance
paffute e bianche e rosse come le mele. E si sentiva inorgoglito, al pensiero che avrebbe ridato alla famiglia quel
prestigio che aveva avuto fino a quando era morto il
padre.
Tante persone anziane gli avevano continuamente
raccontato di come la famiglia sua fosse stata florida e di
come il padre fosse benvoluto e stimato da tutti, per l’o18