LIBERAMENTELIBRANDO "I carbonari della montagna" di Giovanni Verga. | Page 16
non si parlerà più nel corso della narrazione, poiché vi si scorge il tentativo di conferire un aspetto macabro e carico di
mistero alla situazione descritta nel capitolo.1
Il capitolo XXIII è intitolato: “L’inginocchiatoio”.
Elemento, questo, che ha la funzione della MACHINA attraverso la quale appare il DEUS Corrado.2 Solo dopo, quando
davanti agli occhi di Giustina l’inginocchiatoio, girando “su
dei cardini nascosti,” lascia “scoperta un’apertura che mai si
sarebbe potuta supporre possibile”, il lettore potrà spiegarsi
come faceva Corrado, il giovane Gran Maestro della
Carboneria, ad apparire e sparire misteriosamente nelle sale
del castello di San Gottardo.
Spesso ricorrono, ne I carbonari della montagna, termini
quali: “magnetico”, “magnetismo”, ed espressioni come:
“sguardo... sovrannaturale”, “sguardi di cui il magnetismo esercita l’influenza...”. In gran numero ricorrono anche termini
inquietanti come, ad esempio: “spettro”, oppure: “vampiro”,
insieme a espressioni di questo tipo: “l’iride di quegli occhi...
Ora si faceva bianca come quella di uno spettro; ora prendeva
un riflesso verdognolo come lo sguardo del vampiro” (cap.VI);
“lo sguardo del giovine si accese e brillò di una luce
sinistra”(cap.XVI).
Tutte queste espressioni, tutti questi termini dovevano sollecitare molto la fantasia del Verga giovane, che certamente
doveva sentirli come evocatori di suspence, di mistero, di orrore indefinito e incombente. Certo alla memoria del Verga
dovevano essere presenti anche i romanzi storici di Francesco
Domenico Guerrazzi e quelli avventurosi di Alexandre Dumas
1 - Cfr., a tal proposito, G. Niccolai, op. cit., p. 28: “La presenza del cadavere
aggiunge orrore e mistero: è un espediente comune ai racconti popolari, qui perfettamente inutile: non se ne parlerà più in seguito.”
2 - Ivi, p. 29: “L’inginocchiatoio sarà la MACHINA per mezzo della quale scenderà il DEUS.”
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