LIBERAMENTELIBRANDO "I carbonari della montagna" di Giovanni Verga. | Page 15
Risale al ’61 una lettera che il Verga invia a questo “appassionato studioso di scienze occulte” e della quale la Perroni
riproduce il seguente, significativo, passo:
“Queste rivelazioni misteriose....di un mondo sconosciuto, di un
tempo che fu hanno avuto sempre un doppio prestigio sulla mia
immaginazione”.
Appare dunque chiaro, da quanto abbiamo riportato
sopra, che il Verga giovinetto aveva uno straordinario interesse per il mondo dell’occulto, secondato in ciò dallo zio
Salvatore, il quale gli prestava tutti i libri che voleva, e da una
zia Vanna, descritta dalla Perroni come una “buona cara donnetta loquace, che sa fiabe lontane nel tempo e tutti i fatti
strani e paurosi che si nascondono nei monasteri di cui è
piena la città, così quieti nella loro faccia oscura....”.1
Reminiscenze di queste letture, di questi fatti paurosi ascoltati dal Verga ancora fanciullo affiorano diffusamente ne I carbonari della montagna.
Ecco come è descritta, nel primo capitolo del romanzo, la
“Torre degli Spiriti”:
“Circolavano delle voci misteriose sulla piccola torre: vi erano dei
villani che raccontavano, che... avevano veduto... un’ombra ascendere pel viottolo dirupato... e sul battuto della torre aggirarsi una
forma strana e misteriosa... ...si erano composte delle... storie condite del meraviglioso e del terribile; e l’opinione pubblica avea
finito nel conchiudere di evitare la ‘Torre degli Spiriti’” (p.89).
Nel capitolo sesto si parla di “una bara coverta di velo
nero; sotto il quale, si rilevavano le forme di un corpo
umano” (p.127). Significativo è il fatto che di questa bara
1 - Ivi, p. 13.
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