Nel posto di lavoro, le donne sono sempre state rappresentate male a livello globale. Secondo l’indice europeo per la parità di genere, l’Italia ha un livello di parità fra i peggiori d’Europa per quanto riguarda i posti di lavoro. Linda Laura Sabbadini, direttrice del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), ha scoperto che “le donne rappresentano la maggioranza dei pensionati ma assorbono solo il 44,2 per cento della spesa pensionistica.” Comunque, ci sono sempre più regole contro la discriminazione e più esempi di donne in posizioni di responsabilità. Sebbene (“quantunque” non è sbagliato, ma non è mai usato ed è un po’ pesante) la strada sia ancora lunga, ci sono segnali che mostrano che gli atteggiamenti stanno cambiando in Italia.
Il comitato italiano per i diritti delle donne ha richiesto un’analisi dell’uguaglianza di genere in Italia e i risultati sono stati deludenti. I tassi dell’occupazione femminile sono bassi e i tassi dei pensionati sono anche ineguali. La ragione principale per la mancanza d’avanzamento di carriera è la mancanza di servizi disponibili per i bambini e gli anziani. Sebbene i paesi mediterranei siano spesso lodati per la loro
particolare attenzione verso il nucleo familiare, la percezione che le donne sono coloro che tradizionalmente badano ai figli causa problemi perché, mentre la donna continua essere responsabile della famiglia, il governo non è incoraggiato a fornire più servizi. Ci sono alcune disposizioni per concedere ai padri di prendere il congedo di paternità, ma non è comune: il 72 per cento delle madri nelle coppie con figli si prende cura della casa. Pertanto, è difficile per le donne mescolare la vita lavorativa con la dedizione alla famiglia: l’avanzamento di carriera è difficile. Nel parlamento italiano non ci sono quote da rispettare, anche se dentro i governi locali entrambi i sessi hanno bisogno di essere rappresentati.
Ciò che è peggiore è che in anni recenti molte donne sono state costrette ad accettare “dimissioni in bianco”; i datori di lavoro dicono alle donne giovani di firmare un documento di dimissioni che possono usare in caso di gravidanza per giustificare il loro licenziamento. Nel 2005 il totale di madri che avevano lasciato o perso il lavoro era pari al 18,4 per cento. La percentuale è salita al 22,3 per cento nel 2012, che significa che ci sono più donne senza lavoro e senza la stessa opportunità degli uomini.
Tuttavia, stanno avvenendo dei cambiamenti che suggeriscono che il futuro sarà più positivo per le donne italiane. Quello che è molto emozionante è la recente introduzione del Jobs Act che
SocietÀ
Il mondo del lavoro e le donne italiane