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Cos’è successo poi? Il giorno della votazione il Movimento Cinque Stelle, da sempre a favore di una legge per le Unioni Civili, e quindi parte sostanziale della maggioranza, decide di non voler farne più parte a causa di tattiche politiche di cui non parleremo per non risultare noiosi. Sta di fatto che salta tutto: si vota e la legge non passa. Disperazione, indignazione, tutto il Paese si mette contro il suddetto partito politico e per rabbia gli dimostra tutto il suo scontento. Qualche settimana dopo ArciGay organizza altre manifestazioni in tutta Italia e quindi ancora tutti giù in piazza; questa volta #TempoScaduto, non si può più aspettare.
Nel frattempo Monica Cirinnà, amareggiata più che mai e raffigurata dai quotidiani di quelle settimane come una supereroina, alla stregua di Wonder Woman, corre ai ripari e cerca di andare incontro a ciò che chiede la minoranza affinché possano votare la legge: i partiti di destra, quelli cattolici e più conservatori, chiedono la cancellazione della stepchild adoption, che permette di adottare il figlio legittimo di un coniuge da parte del partner. E così accade: viene cancellato e il decreto ha una maggioranza ampia e il 25 gennaio viene approvato al Senato.
Nel frattempo ci si interroga, mentre il decreto passa nelle mani della Camera per essere approvato definitivamente, se questa è davvero una vittoria per il mondo LGBT+, se bisogna essere contenti o ancor più infuriati dato che il testo di legge è stato approvato praticamente dimezzato rispetto al testo originale. L’idea principale è che ha vinto l’amore e quindi bisogna sempre essere contenti per un diritto in più piuttosto che per nessun diritto concesso.
Resta l’amaro in bocca, ovviamente, l’adozione è probabilmente la parte più importante del decreto, ma il governo si sta già mettendo in moto per creare una legge ad hoc per le adozioni che includerà anche le coppie omosessuali.
Cosa succederà ora? La battaglia è ancora lunga e, di certo, nessuno si tirerà indietro.
Cristiano Varolo