Da persona con un background migratorio misto, mi sono spesso sentita come descrivi nel libro: italiana, ma straniera agli occhi degli altri. Questo dipende anche da un fattore linguistico; mia madre non mi ha mai insegnato la sua lingua, probabilmente perché per una questione di integrazione sociale l’italiano era la priorità. Mi chiedevo quale fosse il tuo punto di vista da questa prospettiva: come ha contribuito la tua conoscenza o non conoscenza della lingua araba nel dare forma alla tua identità?
Mio padre non mi ha insegnato la lingua araba. Questo ci deve far capire che quando parliamo di ‘seconde generazioni’ parliamo di persone che non hanno avuto scelta in questo senso; io non potevo scegliere da bambino se imparare l’arabo. Ho degli amici però che parlano due lingue e che ogni anno tornano nel Paese dei propri genitori a fare visita ai parenti, così come succede alle persone con parenti in altre città d'Italia. Io questa cosa non l’ho mai fatta: sono cresciuto in Italia con mia mamma che era Italiana. Quando parliamo di persone che hanno genitori stranieri stiamo parlando della volontà di quest’ultimi di trasmettere o non trasmettere la loro lingua e cultura. Io conosco la cultura dell’Egitto solo da un punto di vista scolastico. Secondo me, i termini come ‘seconde generazioni’ possono essere funzionali a studi di tipo sociologico, perché ti permettono di definire e categorizzare
In classe abbiamo ascoltato la tua canzone “La mia pelle”, uscita nel 2012. Il pezzo inizia con un’introduzione molto toccante della scrittrice Cristina Ali Farah. Potresti spiegare perché hai scelto lei per iniziare la canzone?
Questa mattina ho cantato “la mia pelle” in un evento a Bologna dove si parlava di “cittadinanza” e ho proprio spiegato questa cosa. Sono stato io a sceglierla perche Christina è stata tra le prime autrici nere in Italia, e per questo rappresentava un eesempio tra i pochi che avevamo. Adesso ce ne sono tantissimi. Oggi, sul palco, io ero l’artista più anziano e c’erano degli scrittori, dei podcaster, dei stand-up comedian neri e molto giovani. Quando ho iniziato, gli esempi che avevo erano Christina Ali Farah e Igiaba Scego. Ho imparato dall’hip-hop di rispettare i pionieri (the pioneers), e contattare Cristina per me è stato un modo per dimostrare questo rispetto. Quando ho scritto la canzone “La Mia pelle”, ho pensato che sarebbe stato bello mettere un intro di una poesia. Quindi ho contattato Christina, lei mi ha mandato la sua poesia, l’ho letta e mi ha emozionato. Ho chiamato Christina e le ho detto che mi sarebbe piaciuta averla in studio per registrare. Lei ha accettato il mio invito, è venuta in studio e abbiamo registrato questo pezzo. Sono ancora orgoglioso di avere la sua voce in quella canzone. è una sorta di tributo a qualcuno che prima di me aveva dato voce a tante persone nere in Italia.
un gruppo sociale. Il problema è che si tende a generalizzare attraverso l’utilizzo di questi termini, dando per scontato, come in questo caso, una connessione tra la cultura dei genitori e la cultura dei figli di migranti che non necessariamente esiste.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ti dò delle notizie in anteprima: ho scritto un album che è la colonna sonora di ‘vivo per questo’, il mio libro. In ogni canzone ho sintetizzato il contenuto dei capitoli, è come un audiolibro rap. Sto inoltre scrivendo un libro per le scuole con degli esempi di esercizi di scrittura rap da fare, che è quello che già faccio nelle scuole durante i workshop, ma sottoforma di libro. Uscirà nel 2024 insieme ad un podcast.