LA CIVETTA December 2017 | Page 11

IL DIPARTIMENTO

Devo dire che la nostra civettina ha fatto subito colpo: l’ambasciatore la sfogliava con un sorriso pieno di ammirazione e mi riempiva di domande sui diversi articoli, elogiando anche la bellezza del design e delle fotografie.

Dopo un breve tour del dipartimento, a catturare l’attenzione di Terracino è stata la bacheca “La parola del giorno”, sulla quale gli studenti possono scrivere le loro parole preferite tra quelle che hanno imparato a lezione. L’ambasciatore ha quindi deciso di lasciare il suo contributo, scrivendo “insieme”, come auguro di un futuro di unione, in opposizione con quello che si prospetta adesso in vista della Brexit.

Quello della Brexit è stato, infatti, uno degli argomenti centrali del discorso che Terracino ha successivamente tenuto. Un discorso che, si può dire, volesse fare da memorandum a quella che è stata la storia dell’Unione Europea, dalla sua concezione, sottolineando l’importante input che quest’ultima ha ricevuto dall’Italia. Come ha ricordato l’ambasciatore, una prima idea di unione degli stati europei fu concepita a Ventotene, nel Lazio, dove un gruppo di antifascisti, tra il 1941 e il 1922, furono confinati dal regime.

Qui, questi rivoluzionari pensatori italiani crearono il “Progetto di un manifesto per un’Europa libera ed unita”, con l’auspicio che la creazione di un’Europa unita in senso federale potesse portare al superamento delle sovranità assolute degli stati nazionali e ad evitare, in questo modo, tensioni e conflitti. L’orrore delle due Guerre Mondiali e delle abominevoli atrocità che l’umanità si era macchiata durante quest’ultime era troppo grande. Stremata e ancora sofferente, l’umanità non chiedeva altro che tali eventi non si ripetessero mai più.

L’idea dell’UE germogliava, quindi, da un disperato desiderio di pace.

L’ambasciatore ha poi citato la Conferenza di Messina del 1955, alla quale presero parte i padri fondatori dell’Unione Europea. Tra questi, spiccò l’assenza del segretario degli affari esteri inglese. Probabilmente gli inglesi, che avevano combattuto dalla parte giusta della storia e avevano vinto la guerra, non sentivano la necessità di questa nuova creazione. Un errore per Terracino, che ha comparato a tale scelta l’attitudine della Francia, la quale ha invece sposato subito le politiche dell’unione. Probabilmente, se il Regno Unito avesse fatto altrettanto, adottando anche la moneta unica, avrebbe potuto rivestire un ruolo dominante all’interno dell’UE e le cose sarebbero andate diversamente, forse meglio, per tutta l’unione. Citando l’ambasciatore: << If you do not play the game, you will never win the game >>.

Da qui è facile capire che Terracino non sia affatto d’accordo con quello che è stato il risultato del referendum sulla Brexit. Seppur tale risultato vada rispettato, in quanto esprime il volere di un popolo, le sue “disastrose” conseguenze portano a porre interrogativi sulla validità di un tale mezzo per decisioni così importanti a livello nazionale. Chissà che la Thatcher non avesse tutti i torti quando definiva il sistema del referendum un “device of dictators and demagogues”?