L’ambasciatore ha quindi concluso il suo discorso con l’auguro che i rapporti tra Regno Unito ed Italia possano continuare a prosperare anche dopo il divorzio con l’Europa.
A questo punto si è dato spazio alle domande. Alla luce del fatto che la stragrande maggioranza di coloro che hanno votato a favore della Brexit sono persone tra i 50 e gli 80 anni, Sofia Lewis, presidentessa dell’Unione Studenti, ha chiesto consigli per i giovani che si troveranno a dover far i conti con le conseguenze di una scelta che, tendenzialmente, non gli appartiene. La risposta dell’ambasciatore è stata semplice e diretta: “you must be engaged!”, c’è bisogno che i giovani del Regno Unito prendano parte attiva nel panorama politico e si interessino di più di politica. L’ambasciatore ha poi fatto un’interessante riflessione, constatando che i “pro-brexit” appartengono a una generazione che non ha vissuto la guerra direttamente (chi ha vissuto la guerra sulla propria pelle, invece, è tendenzialmente contro la Brexit), ma tramite le sue rappresentazioni cinematografiche. Nel cinema inglese e quello hollywoodiano sono stati spesso glorificati i combattimenti degli Alleati contro le potenze dell’Asse. Questo, però, ha portato anche alla glorificazione di grandi disastri, come nel caso di Dunkirk e la sua rappresentazione nell’omonimo film di Christopher Nolan. Da ciò, ha ipotizzato Terracino, queste generazioni sono cresciute con l’idea che “da soli è meglio”.
Ha seguito una domanda su una delle questioni più scottanti del momento, uno dei principali problemi dell’Italia che sta anche minando i nostri rapporti con il resto d’Europa.Ruth Glynn, docente di “Modern Italian Culture”, ha infatti chiesto come si stia attualmente evolvendo la gestione della crisi migranti. Negli ultimi anni, per via della sua posizione geografica, l’Italia è diventata meta di sbarco per tantissimi disperati che scappano dalle coste del nord Africa, dove dilagano guerre e fame, rischiando la vita per attraversare il Mediterraneo. Terracino ha ricordato che per via della Convenzione di Dublino è stato deciso, in maniera abbastanza sbilanciata, che il paese di entrata è quello che deve farsi carico di questa massa di persone. Tutto ciò è ovviamente insensato, l’Italia non può reggere da sola un tale peso, soprattutto in questo periodo di crisi economica. Urge aiuto nel ricollocamento, ma la maggior parte degli stati dell’Est Europa rifiuta di accogliere anche una sola di queste persone. Inoltre, un’equa ricollocazione in Europa e in stati extra-europei probabilmente non servirebbe ad arginare il problema. Centinaia di persone continuerebbero comunque a morire nella loro odisseica traversata in barconi di un Mediterraneo che ha ormai preso le sembianze di un triste cimitero. Bisognerebbe andare ad aiutare queste popolazioni nelle loro terre. Come ha fatto notare Terracino, questa estate il numero dei migranti economici si è ridotto perché siamo andati a fornirgli delle alternative concrete nei loro paesi. Più complessa è, invece, la situazione per i rifugiati che scappano dalla guerra.
A seguito di questo interessante discorso, due studenti si sono esibiti dando vita a un piccolo concerto per pianoforte, violoncello e voce con musiche di Giovanni Bellini.
IL DIPARTIMENTO