associazione
anap
sostiene Theo Vos, autore principale e professore di
Salute Globale presso l’Institute of Health Metrics and
Evaluation dell’Università di Washington.
Dalla carie all’AIDS
Per lo studio sono state analizzate 35.620 fonti di
informazione sulle malattie e le lesioni in 188 Paesi
tra il 1990 e il 2013 per fare un bilancio dei disturbi
invalidanti e valutare l’onere complessivo per i sistemi sanitari causato da 301 malattie e lesioni acute e
croniche, nonché 2.337 conseguenze sulla salute che
derivano da uno o più di questi disturbi. Per fortuna molti di questi sono lievi: in cima alla lista di
quelli che interessano oltre il 10% della popolazione,
per esempio, c’è la carie, che colpisce 2,4 miliardi di
persone nel mondo per la gioia dei dentisti, ma non
suscita grande preoccupazione.
In alto nella classifica troviamo anche il mal di testa (colpisce 1,6 miliardi di individui), l’anemia da
carenza di ferro (1,2 miliardi), la perdita di udito dovuta all’età (1,23 miliardi), la carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (un difetto enzimatico molto comune, legato al favismo, che colpisce 1,18 miliardi di
persone), l’herpes genitale (1,12 miliardi) e l’emicrania (850 milioni).
Il numero di anni vissuti con disabilità è aumentato nel corso degli ultimi 23 anni a causa della crescita della popolazione e dell’invecchiamento, passando da 537 a 765 milioni. I principali responsabili
di questo aumento sono stati i disturbi muscolo-scheletrici, mentali, neurologici, l’abuso di sostanze e
le malattie respiratorie croniche. HIV e AIDS sono
stati fattori chiave nell’Africa sub-sahariana. Ma c’è
stato anche uno strabiliante aumento della perdita di
salute associato con il diabete (+136%), il morbo
di Alzheimer (+92%), la cefalea da abuso di farmaci
(+120%), e l’artrosi (+75%).
«Le principali cause prevenibili di perdita di salute,
in particolare i gravi disturbi muscolo-scheletrici e i
disturbi mentali e comportamentali, non hanno ricevuto l’attenzione che meritano – commenta Vos –. Affrontare questi problemi richiede un cambiamento
delle priorità sanitarie in tutto il mondo. Non dobbiamo più occuparci solo di tenere le persone in vita
in età avanzata, ma anche di mantenerle sane».
Anno LXVI N. 10 Ottobre 2015