associazione
ta è rimasta sostanzialmente costante nell’arco dell’ultimo decennio.
Le imprese femminili sono tendenzialmente piccole: esse rappresentano il 22,9% del totale delle imprese non agricole nella classe dimensionale fino a 9
addetti, il 16,6% nella classe dimensionale tra 10 e 49
addetti e soltanto il 6,4% nella classe dimensionale
con 50 o più addetti.
Il genere, maschile o femminile, influenza anche
la scelta del tipo di attività. In termini assoluti, i settori in cui opera il maggior numero di imprese femminili sono l’agricoltura (4.968 imprese, pari al 16,8%
del totale del settore), gli alberghi e ristoranti (4.642
imprese, corrispondenti al 37,6%) e il commercio
(4.486 imprese, corrispondenti al 25,3%). In termini
di incidenza percentuale, invece, la quota più elevata
si riscontra tra le “altre attività di servizi” (55,8%).
Questo settore comprende infatti alcune tipologie di
servizi alla persona in cui la presenza femminile è
Ogni due ore falliscono
tre imprese
Trentacinque fallimenti al giorno. Ogni due ore in Italia
muoiono tre imprese: 5.334, per la precisione, nei primi
cinque mesi dell’anno. Duecentottantaquattro in più
(+5,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
La fotografia che scatta Unioncamere nel suo ultimo
rapporto sulla crisi italiana è la rappresentazione esatta
di quel baratro di fronte al quale ci troviamo da mesi,
o se vogliamo l’ultimo fotogramma del film della
caduta senza fine della nostra economia: sono i numeri
che fanno disperare le nostre imprese e vivere
nell’inquietudine il governo.
Oltre ai fallimenti crescono anche le domande
di concordato, addirittura triplicate rispetto al 2012:
passate da 539 a 904 casi (+68%). In alcuni casi
si tratta di un modo per procrastinare situazioni già
molto compromesse, in molti altri è invece la via breve
per serrare i cordoni della borsa e liberarsi (per un po’)
di tanti creditori.
Nessuno paga più
Le imprese muoiono perché i consumi continuano
a scendere, perché non riescono o non possono
agganciarsi al treno dell’export, perché i costi sono
troppo alti. Ma anche perché, spiega Unioncamere,
i clienti, spesso altre aziende, non pagano. Insomma
si fallisce – e pure tanto – non solo per debiti ma anche
per crediti non riscossi. Non solo dallo Stato, che
in queste settimane poco alla volta ha iniziato a pagare
i suoi primi 20 miliardi di arretrati, ma dai privati.
Manifattura al capolinea
I settori più colpiti sono le attività manifatturiere (1.131
fallimenti), le costruzioni (1.138) e il commercio, sia
rapporto cciaa di trento e bolzano
Nel 2013 l’economia mondiale
dovrebbe far registrare una
performance leggermente migliore.
particolarmente forte: acconciatori, manicure e istituti di bellezza (71,3%), centri benessere (50,0%) e
lavanderie (45,6%). In generale, l’incidenza delle
imprese femminili è maggiore nel terziario rispetto
all’agricoltura e al comparto produttivo.
Spostando l’attenzione dall’impresa alla figura
dell’imprenditore o imprenditrice, la presenza femminile cresce d’importanza. In Trentino - Alto Adige vi sono 8.895 donne titolari di ditte individuali
e 14.879 socie di società di persone o cooperative,
per un totale di 23.774 imprenditrici (32,3%). La
presenza femminile è invece meno consistente tra
gli amministratori delle società di capitali: le 11.474
amministratrici rappresentano solo un quinto del
totale (19,9%).
al dettaglio che all’ingrosso (1.203). Ma anche le attività
immobiliari non se la passano bene con un aumento
del 117,4% delle istanze (salite da 135 a 250). Idem
le attività di trasporto e magazzinaggio: +49,5% (da 93
a 281 fallimenti). A fallire sono soprattutto i costruttori
edili (680, +67,1%), e le aziende che effettuano lavori
di costruzione specialistici (413, +70%).
A ruota seguono le attività immobiliari e i trasportatori
(202, +75,7%), ma soffrono anche i ristoratori (202
fallimenti) e i fabbricanti di mobili (113 procedure,
+91,5%).
Le difficoltà del settore edili e immobiliare sono
fotografate bene anche dall’impennata delle domande
di concordato arrivate da questo comparto: +277,3%
per le attività immobiliari, +141,7% per le costruzioni.
Boom anche nel settore delle industrie alimentari
(+222,2% a quota 29) e nel commercio all’ingrosso,
+145,5% a quota 108.
Il Ko da Nord a Sud
È Milano la città che conquista il primato in questa per
nulla entusiasmante graduatoria con circa il 10% di tutti
i fallimenti, 525 nei primi cinque mesi del 2013, uno
in più del 2012; seguono Roma (466), Napoli (217),
Torino (209) e Brescia (143) come Firenze. A livello
regionale il record spetta pertanto alla Lombardia (1.211
fallimenti, +95), seguita da Lazio (595, +11,4%) e Veneto
(454, +11,5%). Mentre sono Toscana (+38,2% a quota
441), Calabria (153, +24,4%) ed Emilia Romagna
(+15,1% a quota 428) a segnare i rialzi più forti, segno
che la crisi sta penetrando in profondità ovunque nel
Paese e non risparmia nemmeno le aree (Emilia,
Toscana e Veneto) tradizionalmente più dinamiche
e attrezzate per far fronte alle tempeste dei mercati.
È il segno che il male è ormai diffuso in tutto il corpo
del Paese, e che la cura deve essere rapida.
E soprattutto molto forte.
Anno LXIV
N. 8
Agosto 2013
l’Artigianato 23