L' Artigianato Agosto 2013 | Page 25

associazione ta è rimasta sostanzialmente costante nell’arco dell’ultimo decennio. Le imprese femminili sono tendenzialmente piccole: esse rappresentano il 22,9% del totale delle imprese non agricole nella classe dimensionale fino a 9 addetti, il 16,6% nella classe dimensionale tra 10 e 49 addetti e soltanto il 6,4% nella classe dimensionale con 50 o più addetti. Il genere, maschile o femminile, influenza anche la scelta del tipo di attività. In termini assoluti, i settori in cui opera il maggior numero di imprese femminili sono l’agricoltura (4.968 imprese, pari al 16,8% del totale del settore), gli alberghi e ristoranti (4.642 imprese, corrispondenti al 37,6%) e il commercio (4.486 imprese, corrispondenti al 25,3%). In termini di incidenza percentuale, invece, la quota più elevata si riscontra tra le “altre attività di servizi” (55,8%). Questo settore comprende infatti alcune tipologie di servizi alla persona in cui la presenza femminile è Ogni due ore falliscono tre imprese Trentacinque fallimenti al giorno. Ogni due ore in Italia muoiono tre imprese: 5.334, per la precisione, nei primi cinque mesi dell’anno. Duecentottantaquattro in più (+5,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La fotografia che scatta Unioncamere nel suo ultimo rapporto sulla crisi italiana è la rappresentazione esatta di quel baratro di fronte al quale ci troviamo da mesi, o se vogliamo l’ultimo fotogramma del film della caduta senza fine della nostra economia: sono i numeri che fanno disperare le nostre imprese e vivere nell’inquietudine il governo. Oltre ai fallimenti crescono anche le domande di concordato, addirittura triplicate rispetto al 2012: passate da 539 a 904 casi (+68%). In alcuni casi si tratta di un modo per procrastinare situazioni già molto compromesse, in molti altri è invece la via breve per serrare i cordoni della borsa e liberarsi (per un po’) di tanti creditori. Nessuno paga più Le imprese muoiono perché i consumi continuano a scendere, perché non riescono o non possono agganciarsi al treno dell’export, perché i costi sono troppo alti. Ma anche perché, spiega Unioncamere, i clienti, spesso altre aziende, non pagano. Insomma si fallisce – e pure tanto – non solo per debiti ma anche per crediti non riscossi. Non solo dallo Stato, che in queste settimane poco alla volta ha iniziato a pagare i suoi primi 20 miliardi di arretrati, ma dai privati. Manifattura al capolinea I settori più colpiti sono le attività manifatturiere (1.131 fallimenti), le costruzioni (1.138) e il commercio, sia rapporto cciaa di trento e bolzano Nel 2013 l’economia mondiale dovrebbe far registrare una performance leggermente migliore. particolarmente forte: acconciatori, manicure e istituti di bellezza (71,3%), centri benessere (50,0%) e lavanderie (45,6%). In generale, l’incidenza delle imprese femminili è maggiore nel terziario rispetto all’agricoltura e al comparto produttivo. Spostando l’attenzione dall’impresa alla figura dell’imprenditore o imprenditrice, la presenza femminile cresce d’importanza. In Trentino - Alto Adige vi sono 8.895 donne titolari di ditte individuali e 14.879 socie di società di persone o cooperative, per un totale di 23.774 imprenditrici (32,3%). La presenza femminile è invece meno consistente tra gli amministratori delle società di capitali: le 11.474 amministratrici rappresentano solo un quinto del totale (19,9%). al dettaglio che all’ingrosso (1.203). Ma anche le attività immobiliari non se la passano bene con un aumento del 117,4% delle istanze (salite da 135 a 250). Idem le attività di trasporto e magazzinaggio: +49,5% (da 93 a 281 fallimenti). A fallire sono soprattutto i costruttori edili (680, +67,1%), e le aziende che effettuano lavori di costruzione specialistici (413, +70%). A ruota seguono le attività immobiliari e i trasportatori (202, +75,7%), ma soffrono anche i ristoratori (202 fallimenti) e i fabbricanti di mobili (113 procedure, +91,5%). Le difficoltà del settore edili e immobiliare sono fotografate bene anche dall’impennata delle domande di concordato arrivate da questo comparto: +277,3% per le attività immobiliari, +141,7% per le costruzioni. Boom anche nel settore delle industrie alimentari (+222,2% a quota 29) e nel commercio all’ingrosso, +145,5% a quota 108. Il Ko da Nord a Sud È Milano la città che conquista il primato in questa per nulla entusiasmante graduatoria con circa il 10% di tutti i fallimenti, 525 nei primi cinque mesi del 2013, uno in più del 2012; seguono Roma (466), Napoli (217), Torino (209) e Brescia (143) come Firenze. A livello regionale il record spetta pertanto alla Lombardia (1.211 fallimenti, +95), seguita da Lazio (595, +11,4%) e Veneto (454, +11,5%). Mentre sono Toscana (+38,2% a quota 441), Calabria (153, +24,4%) ed Emilia Romagna (+15,1% a quota 428) a segnare i rialzi più forti, segno che la crisi sta penetrando in profondità ovunque nel Paese e non risparmia nemmeno le aree (Emilia, Toscana e Veneto) tradizionalmente più dinamiche e attrezzate per far fronte alle tempeste dei mercati. È il segno che il male è ormai diffuso in tutto il corpo del Paese, e che la cura deve essere rapida. E soprattutto molto forte. Anno LXIV N. 8 Agosto 2013 l’Artigianato 23