Juggling Magazine september 2014, n.64 | Page 8

foto di Joke Schot do da sola! - ma fu solo all’età di 15 anni, nel 1989, quando partecipai al Cirque du Demain, che scoprii un intero mondo a me sconosciuto. Finora avevo visto spettacoli di circo solo in Tv, e non avevamo a casa nemmeno un video registratore per guardare le cassette! Devi immaginare che al’inizio non potevo nemmeno comprare le clave perché non ce n’erano in commercio. Sono dovuta andare a Parigi e farmele fare in legno e sughero da un artigiano. Ho la stessa età di Anthony Gatto e quando lo vidi per la prima volta al Cirque du Demain fui molto colpita. Lì ci allenavamo insieme e siamo diventati presto amici, mi sembrava un sogno. Per me fu uno shock, venivo da una piccola città di provincia, e fu sicuramente lì che scelsi di intraprendere la carriera di giocoliera. Ero anche molto interessata alla storia della giocoleria, volevo sapere chi erano stati i grandi nomi, incontrare quelli contemporanei, conoscere artisti del calibro di Lottie e Francis Brunn. Agli inizi non mi sono accorta che ero tra le poche donne giocoliere, perchè ho cominciato da sola e ci sono voluti anni prima che conoscessi il settore. Non avvertivo differenza nell’essere donna rispetto agli uomini giocolieri; poi però cominciai a percepire una certa diffidenza verso le donne da parte degli impresari, perché una donna giocoliera sembrava per definizione essere meno brava di un uomo giocoliere, che per certi versi è vero, soprattutto nella tecnica. Si vedono poche giocoliere, le donne non si sentono attratte da un mondo dove ce ne sono poche, ed era vero che nei miei viaggi non incontravo altre giocoliere! È un pò un circolo vizioso. Per questo non volevo entrare in competizione o copiare i numeri dei giocolieri, volevo rimanere una donna sul palco e portare in scena un modo diverso di fare giocoleria. Dopo il Demain completai i miei studi e intrapresi la carriera di professionista, soprattutto esibendomi nei parchi di divertimento. Un anno mi mandarono anche in Cina, e poi in Russia, a perfezionare il mio numero. L’idea e il contatto nacquero al Demain tra il direttore della scuole cinese e il direttore artistico del festival. In Cina ero presso una troupe acrobatica dove mi allenavo 8 ore al giorno e dove si comunicava poco, perchè non parlavo cinese e loro non parlavano inglese. Lì provavano a coreografare il mio numero con i vestiti confezionati dai cinesi, e mi mandarono anche in televisione! Una delle esperienze più dure della mia carriera, con un solo pomeriggio libero a settimana. All’inizio ero anche io una patita della tecnica, mi piaceva spingere oltre i miei limiti, ma volevo dare anche qualcos’altro di personale sul palco. Era una trasformazione che veniva da un mio percorso di crescita personale, da piccola ero una ragazzina timida e ora stavo crescendo e molto gradualmente stavo tirando fuori una mia personalità. Nessuno in realtà ha curato questa trasformazione, è avvenuta poco a poco. Ora mi sento sempre meglio, sul palco non devo più preoccuparmi della tecnica, è qualcosa che ho e quando mi esibisco posso dimenticarlo e godermi la performance. Per anni mi sono allenata 5 giorni a settimana, e per me la giocoleria significa disciplina, allenarsi ogni giorno, anche se per poco, impegnarsi in qualcosa e farne una carriera. Ma juggling significa anche incontrare persone, viaggiare, essere in contatto con altri, più che sviluppare la tecnica. Se non viaggi non puoi FRANÇOISE ROCHAIS www.francoiserochais.com Ho cominciato ad esibirmi fin da piccola come majorette in Francia, in una piccola cittadina vicina Nantes, vicino al mare sulla west coast. Poi nel 1982, quando avevo 8 anni, in palestra arrivò un giocoliere australiano e ci insegnò le basi della giocoleria con i bastoni. Lui rientrò in Australia e io inserii la giocoleria nelle mie routine di majorette. Due anni dopo fui invitata in Australia, dove feci il mio primo tv show, all’età di dieci anni - viaggian- 6 w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t