foto di Joke Schot
do da sola! - ma fu solo all’età di 15 anni, nel 1989, quando partecipai al Cirque du Demain, che scoprii un intero mondo a me sconosciuto. Finora avevo
visto spettacoli di circo solo in Tv, e non avevamo a casa nemmeno un video
registratore per guardare le cassette! Devi immaginare che al’inizio non potevo
nemmeno comprare le clave perché non ce n’erano in commercio. Sono dovuta andare a Parigi e farmele fare in legno e sughero da un artigiano.
Ho la stessa età di Anthony Gatto e quando lo vidi per la prima volta al Cirque
du Demain fui molto colpita. Lì ci allenavamo insieme e siamo diventati presto
amici, mi sembrava un sogno. Per me fu uno shock, venivo da una piccola città
di provincia, e fu sicuramente lì che scelsi di intraprendere la carriera di giocoliera. Ero anche molto interessata alla storia della giocoleria, volevo sapere chi
erano stati i grandi nomi, incontrare quelli contemporanei, conoscere artisti del
calibro di Lottie e Francis Brunn.
Agli inizi non mi sono accorta che ero tra le poche donne giocoliere, perchè ho
cominciato da sola e ci sono voluti anni prima che conoscessi il settore. Non
avvertivo differenza nell’essere donna rispetto agli uomini giocolieri; poi però
cominciai a percepire una certa diffidenza verso le donne da parte degli impresari, perché una donna giocoliera sembrava per definizione essere meno brava
di un uomo giocoliere, che per certi versi è vero, soprattutto nella tecnica. Si
vedono poche giocoliere, le donne non si
sentono attratte da un mondo dove ce ne
sono poche, ed era vero che nei miei viaggi non incontravo altre giocoliere! È un pò
un circolo vizioso. Per questo non volevo
entrare in competizione o copiare i numeri
dei giocolieri, volevo rimanere una donna
sul palco e portare in scena un modo diverso di fare giocoleria. Dopo il Demain completai i miei studi e intrapresi la carriera di
professionista, soprattutto esibendomi nei
parchi di divertimento. Un anno mi mandarono anche in Cina, e poi in Russia, a perfezionare il mio numero. L’idea e il contatto
nacquero al Demain tra il direttore della
scuole cinese e il direttore artistico del festival. In Cina ero presso una troupe acrobatica dove mi allenavo 8 ore al giorno e dove
si comunicava poco, perchè non parlavo
cinese e loro non parlavano inglese. Lì provavano a coreografare il mio numero con i
vestiti confezionati dai cinesi, e mi mandarono anche in televisione! Una delle esperienze più dure della mia carriera, con un solo pomeriggio libero a settimana.
All’inizio ero anche io una patita della tecnica, mi piaceva spingere oltre i miei
limiti, ma volevo dare anche qualcos’altro di personale sul palco. Era una trasformazione che veniva da un mio percorso di crescita personale, da piccola ero
una ragazzina timida e ora stavo crescendo e molto gradualmente stavo tirando fuori una mia personalità. Nessuno in realtà ha curato questa trasformazione, è avvenuta poco a poco. Ora mi sento sempre meglio, sul palco non devo
più preoccuparmi della tecnica, è qualcosa che ho e quando mi esibisco posso
dimenticarlo e godermi la performance.
Per anni mi sono allenata 5 giorni a settimana, e per me la giocoleria significa
disciplina, allenarsi ogni giorno, anche se per poco, impegnarsi in qualcosa e
farne una carriera. Ma juggling significa anche incontrare persone, viaggiare,
essere in contatto con altri, più che sviluppare la tecnica. Se non viaggi non puoi
FRANÇOISE ROCHAIS
www.francoiserochais.com
Ho cominciato ad esibirmi fin da piccola come
majorette in Francia, in una piccola cittadina vicina
Nantes, vicino al mare sulla west coast. Poi nel
1982, quando avevo 8 anni, in palestra arrivò un
giocoliere australiano e ci insegnò le basi della giocoleria con i bastoni. Lui rientrò in Australia e io
inserii la giocoleria nelle mie routine di majorette.
Due anni dopo fui invitata in Australia, dove feci il
mio primo tv show, all’età di dieci anni - viaggian-
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