Juggling Magazine september 2014, n.64 | Page 18

foto di A.P. FUNAMBOLIKA www.funambolika.com foto di Andy Phillipson e Silvia Mazzotta intervista di A.R. a Raffaele De Ritis direttore artistico Come hai concepito quest’anno la programmazione del festival e la sua coerenza con l’impianto concettuale che caratterizza dalla sua nascita le tre serate di spettacoli? In primo luogo considerando il contesto: la manifestazione é parte del programma dell’Ente Manifestazioni Pescaresi. Si tratta dell’unica iniziativa circense italiana organizzata direttamente da un ente semi-pubblico, senza affidamento a terzi, e nei suoi luoghi teatrali, tecnicamente come un teatro stabile. Vanno dunque considerati gli indirizzi dell’Ente e le sue ripartizioni di calendario e budget. Si parte poi dalla visione del festival, che é riassumibile in tre punti 1) il superamento delle categorie tradizionale/contemporaneo; 2) la qualità storica del circo di coinvolgere ampie platee (il nostro anfiteatro ha 2.200 posti); 3) l’eccellenza assoluta: sia nella scelta degli spettacoli come nei supporti (audio, luci), nella gestione degli artisti e nell’accoglienza del pubblico. Rispetto alla coerenza, il rigore della visione é fondamentale: per me il festival non é un contenitore da riempire a tutti i costi, ma deve avere la finitura estetica di una piccola e armoniosa opera d’arte, dove ogni dettaglio abbia un perché. Cerchiamo stile ed equilibrio anche nel limitarci a tre serate. Quali cambiamenti hai pensato o stai pensando di introdurre sull’impianto concettuale del festival? L’orientamento viene colto ogni anno per quello successivo. L’atteggiamento é di ascolto: prima del pubblico, poi sulle evoluzioni dell’universo artistico, cercando di anticipare e sorprendere. Quest’anno ci siamo sentiti di rischiare maggiormente sull’anima innovativa: inserendo nel galà classico la scuola di Montreal, poi invitando una troupe impegnativa come Circa, e ospitando per la prima volta un elemento nuovo (il tendone) con El Grito. 16 w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t Funambolika non è l’unico evento/attività che ti vede impegnato per lo sviluppo e la promozione delle arti circensi. Quali sono gli altri “fronti” di questo tuo impegno e come si integrano con la programmazione di Funambolika? Pur non essendo nato nel circo, e non essendo acrobata, ci sono dentro da quarant’anni. Si tratta in primo luogo di una passione, che mi ha consentito di fabbricarmi un osservatorio in cui si confondono passato e presente, tradizione e novità (non sono capace di “scegliere” il circo secondo categorie), avendo ormai visto scorrere di tutto. L’impegno che più mi affascina é forse la ricerca storica, che aiuta anche a capire il presente: scrivendo articoli, libri, tenendo conferenze in giro per il mondo, o facendo vivere la mia collezione, e di recente contribuendo ad animare Circopedia, il più autorevole progetto al mondo di storiografia circense. Poi per fortuna riesco a vivere grazie alle regie di grandi produzioni in giro per il mondo (ultimamente spesso per Franco Dragone). Se vi sia un legame di tutto questo con Funambolika, credo che la manifestazione sia sorretta dallo sguardo costante che amo mantenere sul passato e sul presente. Quale il ruolo e lo spazio che il circo contemporaneo ha coperto a Funambolika in questi anni e quali sono le prospettive future? Al di là dei generi, Funambolika cerca solo di proporre circo di qualità, cercando di mettere in discussione i parametri del pubblico con l’insolito, ma soprattutto artisti e spettacoli capaci di sublimare la bellezza con il massimo del virtuosismo unito ad un assoluto rigore estetico: che siano i perfezionisti delle famiglie circensi o le troupes di avanguardia. Il Venerdi di Repubblica ha definito Funambolika “la boutique del circo”, forse per la selettività di scelte che ci siamo imposti. Il pubblico (nostro maggior azionista) torna a pagare il biglietto se ha trovato la garanzia di performance acrobatiche di alto livello, unite a modi non convenzionali nel proporle e a comicità visiva di talento. Quest’anno, l’ottavo, abbiamo avuto un aumento di presenze del 60%. Le prospettive future poi dipendono dalle possibilità ogni anno diverse. Sicuramente ci interessa continuare a collaborare con grandi strutture culturali italiane e del mondo, come é accaduto con l’operazione CIRCA (vedi box, ndr).