foto di A.P.
FUNAMBOLIKA
www.funambolika.com
foto di Andy Phillipson e Silvia Mazzotta
intervista di A.R. a Raffaele De Ritis direttore artistico
Come hai concepito quest’anno la programmazione del festival e la sua coerenza con l’impianto concettuale che caratterizza dalla sua nascita le tre serate di spettacoli?
In primo luogo considerando il contesto: la manifestazione é
parte del programma dell’Ente Manifestazioni Pescaresi. Si tratta
dell’unica iniziativa circense italiana organizzata direttamente da
un ente semi-pubblico, senza affidamento a terzi, e nei suoi luoghi teatrali, tecnicamente come un teatro stabile. Vanno dunque
considerati gli indirizzi dell’Ente e le sue ripartizioni di calendario
e budget. Si parte poi dalla visione del festival, che é riassumibile in tre punti 1) il superamento delle categorie tradizionale/contemporaneo; 2) la qualità storica del circo di coinvolgere ampie
platee (il nostro anfiteatro ha 2.200 posti); 3) l’eccellenza assoluta: sia nella scelta degli spettacoli come nei supporti (audio, luci),
nella gestione degli artisti e nell’accoglienza del pubblico. Rispetto alla coerenza, il rigore della visione é fondamentale: per me il
festival non é un contenitore da riempire a tutti i costi, ma deve
avere la finitura estetica di una piccola e armoniosa opera d’arte,
dove ogni dettaglio abbia un perché. Cerchiamo stile ed equilibrio anche nel limitarci a tre serate.
Quali cambiamenti hai pensato o stai pensando di introdurre
sull’impianto concettuale del festival?
L’orientamento viene colto ogni anno per quello successivo. L’atteggiamento é di ascolto: prima del pubblico, poi sulle evoluzioni dell’universo artistico, cercando di anticipare e sorprendere.
Quest’anno ci siamo sentiti di rischiare maggiormente sull’anima
innovativa: inserendo nel galà classico la scuola di Montreal, poi
invitando una troupe impegnativa come Circa, e ospitando per la
prima volta un elemento nuovo (il tendone) con El Grito.
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w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t
Funambolika non è l’unico evento/attività che ti vede impegnato per lo sviluppo e la promozione delle arti circensi. Quali
sono gli altri “fronti” di questo tuo impegno e come si integrano con la programmazione di Funambolika?
Pur non essendo nato nel circo, e non essendo acrobata, ci sono
dentro da quarant’anni. Si tratta in primo luogo di una passione,
che mi ha consentito di fabbricarmi un osservatorio in cui si confondono passato e presente, tradizione e novità (non sono capace di “scegliere” il circo secondo categorie), avendo ormai visto
scorrere di tutto. L’impegno che più mi affascina é forse la ricerca
storica, che aiuta anche a capire il presente: scrivendo articoli,
libri, tenendo conferenze in giro per il mondo, o facendo vivere la
mia collezione, e di recente contribuendo ad animare Circopedia,
il più autorevole progetto al mondo di storiografia circense. Poi
per fortuna riesco a vivere grazie alle regie di grandi produzioni in
giro per il mondo (ultimamente spesso per Franco Dragone). Se
vi sia un legame di tutto questo con Funambolika, credo che la
manifestazione sia sorretta dallo sguardo costante che amo mantenere sul passato e sul presente.
Quale il ruolo e lo spazio che il circo contemporaneo ha
coperto a Funambolika in questi anni e quali sono le prospettive future?
Al di là dei generi, Funambolika cerca solo di proporre circo di qualità, cercando di mettere in discussione i parametri del pubblico
con l’insolito, ma soprattutto artisti e spettacoli capaci di sublimare
la bellezza con il massimo del virtuosismo unito ad un assoluto
rigore estetico: che siano i perfezionisti delle famiglie circensi o le
troupes di avanguardia. Il Venerdi di Repubblica ha definito Funambolika “la boutique del circo”, forse per la selettività di scelte che ci
siamo imposti. Il pubblico (nostro maggior azionista) torna a pagare il biglietto se ha trovato la garanzia di performance acrobatiche
di alto livello, unite a modi non convenzionali nel proporle e a
comicità visiva di talento. Quest’anno, l’ottavo, abbiamo avuto un
aumento di presenze del 60%. Le prospettive future poi dipendono dalle possibilità ogni anno diverse. Sicuramente ci interessa continuare a collaborare con grandi strutture culturali italiane e del
mondo, come é accaduto con l’operazione CIRCA (vedi box, ndr).