Juggling Magazine march 2014, n.62 | Page 19

Jug n 62:JUG new 17/03/14 18:37 Pagina 17 le grandi doti fisiche dei quattro danzatori e della danzatrice che esplorano all’infinito le loro possibilità corporee. L’interazione con la musica è spesso basata sul contrasto tra la drammatica intensità o sacralità del brano e la dissonanza emotiva dei movimenti. Improvvisazioni strutturate si alternano a coreografie scritte, molto contact, molto floor work mescolato con acrobatica e gestualità della danza contemporanea, ritmi accelerati e improvvise lentezze, vestiti lanciati via che vengono ripresi e reindossati in una totale libertà. A volte sono i danzatori stessi che vanno ad accendere, spegnere ed orientarsi le luci l’uno verso l’altro, a sottolineare la libertà della ricerca sia sull’uso delle luci che dello spazio scenico. A volte l’ironia viene dal contrasto con la musica, dalla qualità surreale dei movimenti e della mimica, o da un danzatore che disturba il compagno prendendolo in giro in mille modi nel mezzo della sua azione danzata. O viene dalla voluta deformazione del gesto e del movimento contro ogni ricerca di bellezza estetica, come a sottolineare l’imperfezione della vita che può tuttavia sempre venire trasformata positivamente con il gioco, l’ironia, l’allegria. È difficile non venire coinvolti da tanta energia, anche perché lo spettatore é espressamente invitato a partecipare e reagire a ciò che avviene sulla scena, a farsi coinvolgere da questa allegra celebrazione del corpo danzante, apprezzata con lunghissimi e sorridenti applausi. A chiudere quest’edizione del Festival, una stella della coreografia contemporanea: Akram Khan, inglese originario del Bangladesh. In Itmoi, un progetto che celebra Stravinsky e il centenario del leggendario Sacre du Printemps, attraverso una rilettura coreografica delle emozioni umane in una scenografia scura e drammatica, si alternano episodi di bellezza e tragedia, morte e rinascita, sacrificio e resurrezione dell’anima cui