Juggling Magazine march 2014, n.62 | Page 18

Jug n 62:JUG new 17/03/14 18:37 Pagina 16 IN EQUILIBRIO SU UNA DANZA SENZA FRONTIERE Equilibrio, Festival della Nuova Danza 1/23 febbraio, Roma www.auditorium.com di Donatella Ruini foto di Musacchio/Ianniello Anche quest’anno Equilibrio, il Festival della Nuova Danza, si ripresenta a Roma, celebrando il suo decennale con un cartellone ricco di novità e stimoli. Stesso direttore artistico, Sidi Larbi Cherkaoui, garanzia di apertura verso le inquietudini e le mille forme possibili della ricerca coreutica contemporanea, ma sempre diverse le compagnie e le proposte. È proprio lo spettacolo di Cherkaoui ad aprire le danze con un progetto creato in collaborazione con Yabin Wang, talentuosa e pluripremiata danzatrice di Pechino (era la strabiliante esecutrice della danza dei tamburi nel film La foresta dei pugnali volanti), dotata di una tecnica straordinaria e una profonda capacità interpretativa. La compagnia belga e quella cinese hanno messo insieme le loro differenti radici in una visione comune, ed é nato Genesis. In una fredda scenografia in cui dominano il bianco, il grigio e l’acciaio, si mantiene il principio delle strutture modulari caro a Cherkaoui che i ballerini compongono e ricompongono integrandole nella coreografia e nell’azione scenica. Danzatori in camice bianco da ospedale, guanti bianchi e mascherina sulla bocca si aggirano tra parallelepipedi di plexiglass trasparente e acciaio installati su piattaforme mobili, 16 w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t entrandone e uscendone come in un labirinto. I brani musicali, eseguiti dal vivo dai musicisti negli stessi parallepipedi di plexiglass, mescolano strumenti tradizionali come le tablas con musica elettronica d’avanguardia, sottolineando a volte la freddezza e la concettualità dell’insieme o rivelando melodie più rotonde e sinuose. La rigidità e ripetitività iniziale dei movimenti lascia progressivamente spazio a coreografie più fluide e morbide: si alternano movimenti di gruppo con pas de deux e assoli la cui liricità crea uno spiazzante contrasto con la gelida atmosfera clinica di camici, stetoscopi, letti d’ospedale, e attraverso il movimento gli spazi che prima erano limitanti diventano spazi di libertà espressiva. La fluidità e padronanza dei movimenti degli interpreti ben esprime la spiraliforme, asimmetrica eppure estremamente armoniosa cifra stilistica del coreografo, che scardina ogni legge dell’equilibrio e della stabilità precostituita per trovare innovative soluzioni espressive. Solo alla fine una luce finalmente calda e dorata vede tutti i bianchi, i neri, gli opposti e i contrasti riunirsi in un’azione danzante risolutiva e catartica, che il pubblico ha premiato con ovazioni e lunghissimi applausi. Tutt’altra atmosfera per lo spettacolo della Anton Lachky Company, che con “Mind a gap” portano in scena la loro straripante fisicità e le loro capacità tecniche, condite da ironia e divertimento. La scenografia appare assente, tutto é aperto, non ci sono quinte, tutto é visibile: impianto luci, ring, graticcia, il palcoscenico é delimitato da un quadrato nero attorno cui corre una striscia bianca e su cui sono sospese piccole luci a pochi centimetri da terra. Un lungo e spiazzante inizio in un buio totale, in cui i danzatori si muovono a tentoni cercando la luce, prepara già lo spettatore a costruzioni coreografiche e a un uso dello spazio dalle soluzioni originali. Molte azioni sono ‘fuori scena’, lungo i lati esterni del palcoscenico, le coreografie sono spesso interrotte da lunghi momenti di silenzio, imprevedibili interazioni col pubblico, esplorazioni dissonanti e buffe della voce, momenti mimici dei singoli danzatori che poi riprendono a danzare esplodendo in un’energia acrobatica assolutamente contagiosa. A tratti apparirebbero come giochi infantili, movimenti fatti per il solo gusto di giocare, senza alcuna forma prestabilita, non fosse per la eccellente abilità tecnica e