In nome del rock italiano by Parisi & Romero | Page 16
preoccupazione, cercherebbero di denunciare
l'incauto “straniero” agli organi preposti. Insomma,
l'Italia non è proprio quella che si dice la nuova
America. Ma per un ragazzo come John l'avventura
inizia quando non c'è più casa. E lui in Italia non ne
aveva di case.
Il cantante e John si avviarono trotterellando – o
trolleyllando? - va be', i due si avvicinarono con i loro
trolley verso il check-in con le loro carte d'imbarco a
portata di mano. Erano stranamente soli. Ma andava
bene così. D'altra parte era stata, quella di viaggiare
solo loro due in aereo verso New York, un'idea del
management. Prima di diventare qualcuno si prega
“Santa cara santa Sofia, fammi un servizio e 'na
fotografia”, come scherzava il batterista della sua
band, poi, una volta che qualcuno e qualcosa in più lo
sei diventato, i paparazzi cominciano a fare rima con
'sti cazzi. E quindi, è meglio andare registrare il
nuovo album in America in incognito. Senza dover
giustificare la sortita transcontinentale. Alla fine, se a
un'artista il talento gli sgorga meglio in terra
americana, non è che debba giustificarsi.
L'importante che produca.
Bisogna produrre.
A tutti i costi.
Costi quel che costi.
“Magari coast to coast”, aveva aggiunto serafico
il batterista presente all'ultimo vis a vis generale e ora,
già da una abbondante settimana, a New York con il
resto del gruppo.
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